Quattro ore di sciopero per cambiare una legge di stabilità «insufficiente ed inadeguata ad affrontare i gravi problemi del Paese». Ma, soprattutto, per poter imboccare un percorso di crescita che fino ad ora è stato il vero punto debole dell’Italia. Venerdì 15 novembre anche a Cremona Cgil, Cisl e Uil manifesteranno con un presidio davanti alla Prefettura dalle 15 alle 17 facendo arrivare al rappresentante del Governo sul territorio le proprie proposte: meno tasse a lavoratori e pensionati, rivalutare le pensioni, introdurre più efficienza nella spesa pubblica senza ulteriori penalizzazioni per i dipendenti pubblici. L’iniziativa unitaria dei sindacati che arriva a tre anni dall’ultima manifestazione sindacale, è stata presentata oggi dai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Domenico Palmieri, Giuseppe Demaria e Mino Grossi. «Mentre il governo continua a ragionare in termini di deficit e debito - dichiarano all’unisono - poco o nulla si fa per rimettere al centro l’impresa ed il lavoro».
A Giuseppe Demaria il compito di delineare lo scenario economico all'interno del quale ci troviamo, contesto che proprio per la sua gravità richiederebbe ben altre risposte. Situazione dimostrata dalle stime riviste al ribasso sulla ripresa economica e sull'asfittica crescita del prodotto interno lordo. «Abbiamo un deficit che è al limite» - continua Demaria – un debito che quest'anno si attesterà al 133% del Pil per crescere al 134% nel 2014. Il tutto con una disoccupazione che quest'anno è al 12,2% per salire al 12,4% nel 2014, al di sopra della media Ue. Non dobbiamo dimenticare che solo un paio di anni fa la nostra disoccupazione era al di sotto di questa media. Questo sta a dimostrare la gravità della situazione, ancora più grave se si considera che in Germania sono sotto il 7%. In Italia abbiamo 3,1 milioni di disoccupati a cui bisogna sommare 2,9 milioni di persone che pur in età lavorativa non lavorano e non studiano. Stiamo parlando di 6 milioni di persone. Se a questi aggiungiamo quelli che sono in cassa integrazione straordinaria, persone che a breve potrebbero trovarsi senza un posto di lavoro, ci rendiamo conto di quale sia la situazione che abbiamo di fronte». E anche se nel 2014 si stima che ci sarà una piccola ripresa, questa sarà trainata dall'export, come noto appannaggio di poche imprese. Per il 90% delle aziende che costituiscono il tessuto produttivo del nostro Paese e che vivono di domanda interna, dunque, si prospetta una traversata nel deserto ancora lunga. «E questo significa un ulteriore appesantimento del quadro che vede una costante contrazione dei consumi ed un'inflazione che scende proprio perchè la gente ha smesso di acquistare, non solo i beni durevoli, ma anche i generi alimentari». Ecco perchè – continua Demaria – servono misure molto più coraggiose come la riduzione delle tasse per le imprese e il lavoro. «Dove sta la coerenza quando si mette a capo della spending review un personaggio autorevole prevedendo allo stesso tempo delle clausole di salvaguardia che si tradurranno in nuove tasse se non si raggiungerà l'obiettivo di ridurre la spesa? Non significa non credere nemmeno in quello che si sta facendo?».
Secondo Palmieri servono «misure a sostegno dei dipendenti e pensionati che forniscono il gettito fiscale sicuro e che in passato hanno già dovuto sopportare grandi sacrifici. Noi non ci limitiamo a criticare la legge di stabilità. Al contrario facciamo le nostre proposte come la riduzione delle tasse per dipendenti e pensionati, l'incentivazione alle aziende che fanno occupazione, la salvaguardia degli esodati e il finanziamento della cassa integrazione in deroga. Il pubblico ha il blocco del rinnovo contrattuale dal 2009 e si parla di un'estensione di questo blocco fino al 2017. Quanto sta risparmiando lo Stato grazie a questo blocco? Noi abbiamo calcolato 11,5 miliardi di euro. E come mai, invece, la spesa pubblica continua a crescere?» .
Mino Grossi sottolinea che l'approccio del governo è sbagliato. «Si continua a fare i conti basandosi sul rapporto fra deficit e Pil, ma non si parla mai di crescita del Pil. La crisi si sconfigge se si punta sulla ripresa dell'economia. Con questa manovra, invece, il governo rischia di acuire la recessione e rallentare lo sviluppo», cioè il contrario di ciò che a parole auspica. Per la prima volta dopo tanto tempo – conclude Grossi – stiamo notando nei lavoratori un diffuso clima di sfiducia verso chi dovrebbe portare fuori il Paese da questa situazione». E i 1.200 emendamenti alla legge di stabilità presentati da Pd e Pdl, cioè i due partiti che sostengono il governo» - conclude Demaria, non fanno che aggravare l'impressione negativa della gente. Ecco perchè stiamo ioncontrando i gruppi parlamentari. Per far sì che possano condividere le nostre proposte di modifica della legge di stabilità».
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