le imprese a scegliere il cremonese»
La giornata dell'economia ci fornirà con precisione le condizioni difficili per il nostro territorio vittima anch'esso della pesante e lunga crisi economica. Ma è però fondamentale cercare le soluzioni che sul territorio cremonese possano rapidamente aiutare il passaggio dalla crisi alla crescita economica. Certo! Fattori internazionali e nazionali non possono essere determinati da noi. Ma molto possiamo fare per incentivare le imprese a scegliere il cremonese per le scelte imprenditoriali. Dietro a questo c'è il lavoro. La ragione vera del l'impegno sindacale. Perché senza quello oggi non ci sarà l'uscita dalla crisi. Non ci sarà una crescita della domanda interna, che ricordo è il vero differenziale tra l'Italia e molti paesi europei. Ridurre la disoccupazione giovanile, ricollocare al lavoro chi ha più di cinquant'anni ed è stato espulso dal lavoro, sostenere l'occupazione femminile sono obiettivi immediati, per il nostro territorio. Per fare questo non basata l'attesa della ripresa generale. Non sarà il vento che soffia omogeneo ovunque. Dipenderà anche, come dicevo, dalle condizioni che ogni territorio offrirà per, appunto, fermare il vento tra di noi. Anche se mancherà probabilmente un soggetto territoriale con il quale condividere le scelte di sviluppo, come la Provincia, dovremo insistere presso la Regione e il Governo perché gli obiettivi che da tempo abbiamo tutti condiviso vengano applicati. La Cremona
Mantova deve subito partire, il raddoppio della Paullese lo stesso. La scelta di avere a Tencara un insediamento industriale di grandi dimensioni è indispensabile. Si tratta di un progetto che prevede scelte industriali compatibili con le variabili tecnologiche, ambientali, di innovazioni strategiche per i prossimi decenni. In Europa decine di questi progetti sono stati approvati, finanziati da risorse europee e dei diversi governi interessati. Occupazione e lavoro qualificato è anch'esso previsto e logico. Non lo si farà? Male, le scelte andranno altrove. Bisogna poi favorire nel confronto con la Regione le condizioni di intesa e garanzie per il credito. Le piccole imprese sono i nove decimi delle aziende cremonesi. La lunga crisi e le difficoltà di acceso al credito stanno cancellando dal mercato molte attività. In tutti i settori manifatturieri e del terziario. Le banche sia per la crisi appunto finanziaria che per le decisioni di Basilea stanno rafforzando la propria condizione patrimoniale. Saranno nel tempo più robuste. Più certe per i risparmiatori. Ma per fare questo, per avere un rapporto più vicino tra patrimonio e impieghi, significa, come sta avvenendo, la chiusura del credito alle imprese e alle famiglie (un mutuo per la prima casa fa economia), allora non va bene. Vuol dire alimentare la recessione. Per questo è decisivo che tanti attori pubblici e associativi si muovano verso il credito per favorire politiche del credito reso, la crescita e lo sviluppo. Se poi, infine, serve che il sindacato in termini contrattuali, in presenza di crescita economica così forte, debba ragionare di deroghe ai contratti nazionali, per lo sviluppo e il lavoro siamo pronti a parlarne. Lo si farà per l'Expo a Milano, lo si può fare per il lavoro a Cremona.
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