Pesano maltempo, costi, credit crunch e crisi dei consumi
Sesto trimestre negativo dall'inizio della
crisi per l'agricoltura lombarda. E' quanto emerge dalla
consueta indagine congiunturale sull'agricoltura lombarda
promossa da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e
Associazioni regionali dell'Agricoltura.
"A determinare il perdurare del momento difficile
dell'agricoltura regionale - ha detto l'assessore regionale
all'Agricoltura Gianni Fava nel corso della presentazione dei
dati del comparto per il secondo trimestre 2013 -
contribuiscono le criticità che penalizzano ormai da tempo il
settore: costi di produzione molto elevati, senza prospettive di
significativi ribassi a breve, crisi dei consumi interni che si
intensifica, non permettendo di scaricare sui prezzi di vendita
le maggiori spese. Peggiorano inoltre le condizioni di accesso
al credito, rendendo più difficile e oneroso il finanziamento
per le imprese". A questa situazione già critica si sono
aggiunte condizioni climatiche eccezionalmente avverse,
caratterizzate da livelli molto elevati di precipitazioni e da
temperature decisamente inferiori alle medie stagionali, che
hanno condizionato negativamente tutte le coltivazioni e la
produzione dei foraggi destinati agli allevamenti. "In un anno -
ha detto Fava, con riferimento al periodo giugno 2012-2013 - è
accaduto di tutto, dal terremoto, a situazioni diametralmente
opposte: dalla grande siccità dell'anno scorso, al maltempo che
ha colpito ancora ieri i territori".
MENO RISORSE DA PAC, INTEGRAZIONE DIFFICILE - "Il comparto
lombardo nel complesso - ha aggiunto Fava - risulta penalizzato
dal sistema degli aiuti. Un quadro negativo valutabile in un
calo di risorse che oscilla dal 36 al 52 per cento".
In sostanza "tra i 220 e i 230 milioni l'anno sulla prossima Pac
- ha precisato l'assessore - non compensato dalle risorse
provenienti dal Psr". A ciò si aggiunge anche il fatto che
produrre latte diventa sempre più costoso e meno conveniente. Il
settore del latte, fondamentale nell'ambito del sistema
agroalimentare lombardo, è uno dei comparti in maggiore
difficoltà, poiché il livello del prezzo del latte alla stalla
non è stato in grado di coprire gli elevati costi di produzione.
"Finora - ha osservato Fava - gli allevatori hanno potuto
compensare la differenza con gli aiuti comunitari, ma se questi
si ridurranno del 40 per cento mediamente, noi non saremo in
grado di garantire l'integrazione".
LOMBARDIA MIGLIORE DEL RESTO D'ITALIA - Una nota positiva giunge
dal confronto con la situazione italiana, come emerge
dall'indagine Ismea (Istituto servizi per mercato agricolo
alimentare): i risultati dell'agricoltura lombarda risultano
infatti meno negativi per tutti gli indicatori considerati, a
conferma che la crisi dell'agricoltura riguarda tutto il
territorio nazionale e che le imprese lombarde riescono comunque
a contrastarla maggiormente.
"Il problema fondamentale rimane quello della marginalità
insufficiente delle imprese agricole - ha sottolineato
l'assessore -, le cui spese produttive rimangono su livelli
molto elevati nonostante alcune voci di costo abbiano rallentato
la corsa al rialzo. Se da un lato i costi restano troppo alti,
dall'altra i prezzi non possono compensarli per l'acuirsi della
crisi dei consumi alimentari, che determina una domanda debole e
molto sensibile al prezzo, mettendo in difficoltà i prodotti di
fascia medio-alta come quelli dop e igp". Anche la situazione
finanziaria delle imprese agricole continua a destare
preoccupazioni, soprattutto per quelle che hanno investito in
passato e trovano più oneroso accedere al credito.
CERALI, FLOROVIVAISMO, VINO - Il comparto cerealicolo è stato
penalizzato dall'andamento negativo delle quotazioni di mercato
del frumento e dalle basse rese produttive dovute al maltempo.
Rimane fortemente negativa la situazione per florovivaismo e
ortaggi, colpiti da crisi dei consumi e da avverse condizioni
climatiche. Il settore vitivinicolo si conferma quello più in
salute, nonostante la debolezza della domanda interna, grazie a
buone quotazioni e alla continua crescita delle esportazioni.
ALLEVAMENTI IN CRISI DI REDDITIVITÀ - In questo trimestre
l'approfondimento settoriale è dedicato al settore dei bovini da
latte, che registra per la prima parte dell'anno un calo
produttivo, confermato sia dai dati delle consegne di latte di
fonte Agea (-3,3 per cento nel periodo aprile-maggio), sia dalle
dichiarazioni dei testimoni privilegiati. "Si tratta di un fatto
che spiega che, con la crisi di redditività degli allevamenti, -
ha osservato l'assessore - a questi livelli di prezzi e costi è
più conveniente ridurre la produzione.
La criticità riguarda le imprese che vendono il latte
all'industria casearia, che vengono remunerate a un prezzo
insufficiente a compensare i costi produttivi, ma anche quelle
che conferiscono ai caseifici sociali, a causa della diminuzione
delle quotazioni del Grana Padano, penalizzato dalla concorrenza
di prodotti a prezzo più basso".
© Riproduzione riservata
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