Remunerazione insufficiente con un peggioramento delle prospettive future, il prezzo ricevuto per il latte conferito è nettamente inferiore per chi vende ai privati rispetto ai soci di cooperative, a tal punto che le aziende associate a queste ultime risultano avere prospettive migliori. Nel Cremasco prevalgono i conferenti a privati, nel Cremonese-Casalasco sono i soci di cooperative ad essere in maggioranza. Il prezzo medio ponderato nell’area Cremasca è inferiore rispetto a quello medio dell’area Cremonese-Casalasca di quasi il 13%. Questo è il quadro che emerge da un’approfondita analisi sulla produzione e sulla commercializzazione del latte nel territorio cremonese realizzata dalla Smea che sarà presentata ieri, mercoledì 16 ottobre presso l'aula Magna dell'Università Cattolica di Cremona.
Lo studio condotto sulle aziende del campione fa emergere chiaramente delle differenze tra di esse attribuibili soprattutto a due fattori: la collocazione sul territorio, per la quale si evidenzia una dicotomia tra l’area Cremasca e l’area Cremonese-Casalasca, e la tipologia del rapporto contrattuale con l’acquirente di latte, che mostra differenze significative soprattutto in relazione all’adesione o meno a cooperative lattiero-casearie. A parte i riflessi su alcune caratteristiche di tipo strutturale, quali la dimensione aziendale, l’impiego di manodopera e l’intensità produttiva, che si possono assumere come date, tali differenze si ripercuotono sia sulle performance delle aziende stesse, sia sulla loro stabilità e le loro prospettive future.
L’analisi è stata sviluppata in particolare sulla base di interviste con questionario strutturato condotte su un campione rappresentativo di 84 titolari di aziende con vacche da latte nella provincia, stratificate per area territoriale (Cremasca o Cremonese-Casalasca), tipo di acquirente (privato o cooperativo), stabilità del rapporto di conferimento (acquirente cambiato o non cambiato negli ultimi 15 anni). Le aziende intervistate rappresentano il 10,2% di quelle in produzione nel 2011/12 e in termini di latte prodotto, sempre nello stesso periodo, il loro peso è pari al 12,2% della produzione dell’intera provincia di Cremona.
Lo studio condotto sulle aziende del campione fa emergere chiaramente delle differenze tra di esse attribuibili soprattutto a due fattori: la collocazione sul territorio, per la quale si evidenzia una dicotomia tra l’area Cremasca e l’area Cremonese-Casalasca, e la tipologia del rapporto contrattuale con l’acquirente di latte, che mostra differenze significative soprattutto in relazione all’adesione o meno a cooperative lattiero-casearie. A parte i riflessi su alcune caratteristiche di tipo strutturale, quali la dimensione aziendale, l’impiego di manodopera e l’intensità produttiva, che si possono assumere come date, tali differenze si ripercuotono sia sulle performance delle aziende stesse, sia sulla loro stabilità e le loro prospettive future.
Principali evidenze in base alla tipologia del rapporto contrattuale
Le aziende socie di cooperative hanno mediamente una maggiore superficie aziendale e un maggior numero di vacche da latte.
Il prezzo ricevuto per il latte conferito è nettamente inferiore per i conferenti a privati rispetto ai soci di cooperative
Le aziende associate a cooperative hanno prospettive migliori: una percentuale maggiore degli imprenditori di queste aziende dichiara di volere incrementare numero di vacche da latte e superficie aziendale nei prossimi 5 anni, mentre la percentuale di aziende che sarà venduta o chiusa è più alta tra i conferenti a privati.
C’è una chiara interrelazione tra redditività e stabilità delle aziende: da un lato una remunerazione attuale insufficiente peggiora anche le prospettive future, dall’altro l’instabilità è una aggravante della scarsa performance, potendosi tradurre in punte negative di redditività che non consentono la sopravvivenza aziendale
Principali evidenze in base all’area territoriale
Più della metà delle aziende agricole con allevamento di vacche da latte dell’intera provincia di Cremona sono localizzate nel Cremasco, ma il loro peso sulla produzione di latte della provincia è meno del 45%.
Nel Cremasco prevalgono i conferenti a privati, mentre nel Cremonese-Casalasco sono i soci di cooperative ad essere in maggioranza.
Il prezzo medio ponderato nell’area Cremasca è inferiore rispetto a quello medio dell’area Cremonese-Casalasca di quasi il 13%.
Nell’area del Cremonese-Casalasco una percentuale nettamente maggiore di aziende agricole conferenti a privati possiede un contratto scritto per il conferimento del latte.
Nel Cremonese-Casalasco è maggiore, rispetto al Cremasco, la percentuale di aziende che negli ultimi 15 anni hanno avuto un rapporto di conferimento stabile.
Naturalmente la maggior diffusione della cooperazione nel Cremonese-Casalasco, e invece la predominanza delle consegne ad acquirenti privati nel Cremasco fa sì che le differenze tra le due tipologie contrattuali si travasino in differenze anche tra i territori. E’ comunque significativo osservare che le condizioni contrattuali per i conferenti ad acquirenti privati nell’area Cremasca sono tendenzialmente peggiori (minor diffusione del contratto scritto) rispetto all’area Cremonese-Casalasca, il che è verosimilmente legato alla minor presenza di cooperative, che indebolisce la concorrenza sul mercato di approvvigionamento degli acquirenti.
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