Fava: governo riapra il tavolo
A un mese esatto dalla sottoscrizione dell’accordo, il nuovo prezzo di riferimento del latte alla stalla è già stato sconfessato dal mercato. Con il latte spot che martedì ha raggiunto la quotazione record di 51 centesimi al litro contro i 47,43 centesimi della fine di luglio, i 42 cent (ma la media scende a 41,3 con maggio, giugno e luglio) stabiliti dal contratto firmato da Confagricoltura e Cia, ma non da Coldiretti, per il semestre agosto 2013-gennaio 2014, stanno assumendo le sembianze di una vittoria mancata.
Se non di una vera e propria beffa per gli allevatori, già storicamente alle prese con una scarsa remunerazione delle proprie attività e l’inarrestabile chiusura delle stalle.
Ecco perchè - sottolinea l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava - «agli industriali del settore lattiero-caseario chiediamo di chiudere in fretta la vertenza sul prezzo anche con chi è rimasto fuori dall’accordo».
Il riferimento a Coldiretti appare evidente. Bisogna «rendere equa la quotazione per tutti i produttori - continua Fava rivolgendosi nuovamente al mondo della trasformazione. «Non possiamo tollerare altre tensioni a lungo su questo segmento di mercato, anche alla luce dei dati Agea che descivono una flessione delle produzioni di latte in Lombardia del 2,45% nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2012».
Già perchè le questioni sul tappeto sono diverse: in primis l’accordo siglato un mese da Confagricoltura e Cia, secondo cui viene conferito «un corretto prezzo alla produzione di latte italiano, riconoscendo il giusto valore alla qualità del prodotto nazionale», che ha diviso il mondo allevatoriale. Ma al di là delle schermaglie squisitamente sindacali, c’è anche uno stato di sofferenza del comparto certificato qualche giorno fa dall’Agea con il netto calo della produzione: restringendo il campo alla provincia di Cremona, si parla di 396.707 tonnellate prodotte nel primo semestre dell’anno con un calo del 2,12% rispetto allo stesso periodo del 2012. Il segno rosso, peraltro, riguarda l’intera regione con Varese maglia nera zavorrata da un calo del 6,80%. «Le imprese hanno bisogno di ossigeno, di ritrovare competitività, di poter contare su un sistema-paese che le accompagni nella valorizzazione del prodotto» - continua Fava. Che sottolinea come le speculazioni in atto stiano mettendo in difficoltà gli allevatori. Sarebbe auspicabile che fosse il Ministero a riconvocare le parti per la definizione del prezzo».
Già, proprio il nodo di una remunerazione adeguata delle attività degli allevatori sembra essere il vero nodo da sciogliere. «Noi siamo dispostissimi a riaprire un confronto sul prezzo del latte con le altre organizzazioni» - commenta Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia, ma appare evidente che senza un intervento politico questa possibilità sia destinata a rimanere solo una chimera. Comunque è inaccettabile che si sia accettato di firmare su un prezzo di 12 centesimi più basso rispetto al latte spot mentre anche le quotazioni del Grana Padano sono in continua ascesa, così come quelle del gorgonzola, come non si vedeva da anni. Non si capisce perchè se le produzioni dop sono giustamente valorizzate anche nei prezzi, lo stesso non possa accadere per il latte alla stalla. Se la produzione scende è perchè i costi superano abbondantemente i ricavi. La prossima settimana - conclude Prandini - incontrerò l’assessore Fava. Nel mentre abbiamo intenzione di avviare presso la grande distribuzione quell’operazione verità sui prezzi annunciata dopo la firma dell’accordo. Inizieremo dai primi giorni di settembre».
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