«I nostri produttori meritano più rispetto»
L’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava, ha scritto ieri al ministro francese dell’Agricoltura, dell’agroalimentare e delle Foreste, Stéphan Le Foll, stigmatizzando «l’atteggiamento mantenuto nei confronti dell’Istituzione che rappresento da parte dei rappresentanti del gruppo Lactalis».
Non è un mistero, infatti, che «da aprile a luglio l’Italia è rimasta senza un prezzo del latte di riferimento», scrive Fava nella missiva. E questo, commenta l’assessore, «va ben oltre la mancanza di rispetto, avendo conseguenze negative sul piano economico e sociale».
Una lettera, quella spedita al ministro Le Foll, che l’assessore della prima regione italiana per volumi di latte prodotto (44 milioni di quintali su un totale di 110 milioni a livello nazionale, oltre ad una rilevante presenza di cooperative e industrie di trasformazione) «non avrebbe mai voluto scrivere», ma che si è resa inevitabile per l’atteggiamento aziendale tenuto da Italatte, società lattiero casearia appartenente al gruppo francese Lactalis.
I rilievi del responsabile dell’assessorato all’Agricoltura più importante d’Italia sono circostanziati. Innanzitutto, viene censurato l’atteggiamento di Italatte, «chiaramente ostile e poco propenso al riconoscimento del ruolo che ogni amministrazione dovrebbe svolgere, quando in alcune vertenze apparentemente private si paventano rischi dal punto di vista della tenuta sociale ed economica che tale situazione sta venendo a creare».
Fava ricorda infatti che «il gruppo Lactalis lavora in Italia circa 8,3 milioni di quintali di latte di cui 4,6 milioni di quintali acquistati direttamente dai 577 produttori italiani (358 lombardi e 219 ubicati in regione Piemonte e in Emilia Romagna), ai quali devono aggiungersi 1,2 milioni di quintali di latte acquistati da 10 conferenti italiani».
Numeri che fanno «ben comprendere come oggi il gruppo Lactalis sia, per il comparto lattiero caseario italiano ma soprattutto lombardo, un punto di riferimento a cui tutto il settore guarda soprattutto in alcuni momenti quali quello dalla definizione del prezzo del latte».
Proprio l’assessore Fava si è fatto promotore, «su richiesta del mondo produttivo, di una serie di incontri per agevolare il dialogo tra le parti in regione Lombardia il 9, 16 e 17 luglio e presso la sede del ministero delle Politiche agricole il 25 e 26 luglio, che hanno portato alla parziale definizione del prezzo che ha visto escludere dall'accordo quasi due terzi dei produttori, facenti capo alle sigle sindacali di Coldiretti e Copagri».
Il fatto che «non si sia voluto trovare un accordo che garantisse un'adeguata remunerazione del prezzo del latte a tutti i produttori ci induce a dover rivedere la nostra posizione nei confronti di quei soggetti che si muovono sul nostro mercato in assenza di vincoli etici adeguati».
«I nostri produttori di latte – conclude Fava - chiedono e meritano rispetto da parte di tutti e cercherò in tutte le sedi di ribadire questo concetto».
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