Trenta ritratti, uno per ogni persona che ha condiviso con lei i giorni della pandemia. Attraverso l’arte, Bianca Minerva Giuranna, infermiera della Cardiologia di Cremona, ha trovato il modo di affrontare il dramma rendendo omaggio ai colleghi che con lei hanno vissuto i momenti più duri dell’emergenza sanitaria. Dei volti si distingue solo lo sguardo, l’unico appiglio per rimanere umani e non perdere il contatto.
Nel suo album da disegno compaiono medici, infermieri, operatori sanitari, compreso il personale che ogni giorno si occupava delle pulizie. Presenze silenziose, testimoni di ciò che accadeva in ospedale fra il 2020 e il 2021, diventano il simbolo universale di una storia condivisa e difficile da dimenticare.
È stata Manuela Besanzini, all’epoca coordinatrice infermieristica della Cardiologia (oggi lavora in Terapia Intensiva) a raccogliere la prima testimonianza di Bianca e a condividerla con l’ufficio Comunicazione e relazioni esterne dell’Asst di Cremona. Ed ecco una storia inedita e profonda da raccontare in occasione della Giornata nazionale per le vittime del Covid-19, perché la memoria si rinnova nel presente attraverso i piccoli gesti di vita quotidiana.
“AVEVAMO PAURA DELLE PAROLE”
Pastello su carta, Bianca ha ritratto fedelmente i lineamenti dei colleghi e delle persone che incontrava ogni giorno in corsia, lasciando agli sguardi il compito di raccontare ciò che non si riusciva a dire. «Avevamo tutti paura – racconta l’infermiera - Paura delle parole. Si sapeva così poco della nuova malattia. Parlare portava con sé il rischio di trasmettersi il virus». In reparto il silenzio prende il sopravvento: «Abbiamo imparato a comunicare con gli occhi, l’unica parte scoperta, ciò che rimaneva delle persone nascoste dietro mascherine, cuffie e occhiali di protezione».
Da qui prende forma l’idea di restituire un volto ai colleghi e alle tante persone che con lei stavano attraversando quel periodo drammatico: «Ho chiesto loro una foto, che a casa trasformavo in un ritratto. Disegnavo la sera, dopo il turno di lavoro. Era il mio modo per decomprimere la tensione, per elaborare tutto ciò che stava accadendo. Ho cercato di restituire loro un volto, di far uscire la bellezza delle persone».
DARE UN SENSO A CIÒ CHE ACCADE
Come sottolinea Bianca, «Questa pandemia ha colpito tutti, senza sconti né distinzioni». I primi disegni sono sul tono dell’azzurro, fino a virare in modo più deciso verso il verde e ad aggiungere una sfumatura rossa, in un accenno al tricolore. Quando li hanno visti, le persone ritratte si sono riconosciute subito: qualcuno ha sorriso, qualcuno si è commosso, altri hanno avuto bisogno di prendere le distanze da quelle immagini, per il dolore che portavano con sé.
«Riguardando i ritratti a distanza di tempo sembra tutto lontano, quasi surreale», commenta Bianca. «Via via ci siamo spogliati dagli strati, siamo tornati ad una sorta di normalità, ma alcune cose non si possono superare». Per questo ha deciso di continuare a disegnare: «Che sia musica o pittura, l’arte ha il potere di curare, di metterci in connessione e dare un senso a ciò che accade. A me ha permesso di affrontare le giornate, di elaborare il dolore per andare oltre. È il mio omaggio ai miei colleghi che non si sono arresi, nonostante tutto».
RICONOSCERSI IN UNO SGUARDO
«Vedere per la prima volta i ritratti realizzati da Bianca è stato emozionante», ricorda Manuela Besanzini, ex coordinatrice della Cardiologia. «I disegni si focalizzano sugli occhi, che erano l’unica parte riconoscibile di noi. Alcuni operatori sanitari dell’équipe hanno scelto di mettere il proprio ritratto come immagine di profilo di Whatsapp, quando era l’unico modo di restare connessi al mondo». Un modo per sentirsi più vicini, per ritrovarsi.
«Questi ritratti rappresentano uno dei modi possibili e profondi di entrare in sintonia con gli altri, per questo Bianca continua a disegnare anche se il peggio è passato», aggiunge Livia Cornale, la nuova caposala. «Lavoro in Cardiologia dal luglio 2021, il mio è l’ultimo ritratto aggiunto alla serie. Questo mi fa sentire parte dell’équipe, anche se non abbiamo condiviso i mesi della pandemia. Mi colpisce l’espressività dei disegni, comune a tutti. Come se sapessero parlare, rappresentare il passato e il presente…Sembra di rivederci, di rivedere tutto».
«Il gesto di Bianca è segno di una sensibilità profonda», commenta Gian Battista Danzi, direttore della Cardiologia. «L’ha fatto con passione, in modo genuino, come se disegnare fosse un modo per cercare di sopravvivere a quella situazione. Le sue opere sono una fotografia indiretta di una situazione che oggi sembra distante, ma è stata la dimostrazione della nostra impotenza di fronte a ciò che stava accadendo. Come molti colleghi cerco di allontanare quel ricordo, ma rivedere questi disegni è un modo più dolce per affrontare qualcosa che ancora non abbiamo superato».
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