Maritarsi con Verona o cedere alle lusinghe di Monza-Como e Brianza? E, perchè, invece non continuare la cavalcata in solitaria? Ormai è questione di poche settimane prima che Linea Group Holding, la multiutility del sud Lombardia partecipata dai Comuni di Cremona, Rovato, Lodi, Pavia e Crema, decida il suo destino.
I riflettori sono puntati soprattutto sul nodo delle alleanze che vede due possili apparentamenti: da un lato con l’Agsm, uno dei principali attori del Veneto e fra i primi dieci in Italia, dall’altro con l’aggregazione composta da Acsm Agam (nata dalla fusione fra Monza e Como) e Aeb Spa, realtà industriale ben radicata in Brianza.
La dead line per sciogliere la riserva è l’autunno, quando le società patrimoniali proprietarie di Linea Group Holding (controllate dai Comuni), valuteranno quale delle due ipotesi possa valorizzare al meglio il principio ispiratore che ha dato vita alla multiutility.
In realtà i due candidati presentano punti di contatto e divergenze. Partiamo dalle prime: innanzitutto le dimensioni. Sia che Lgh scelga Verona, sia che opti per l’altra aggregazione, andrebbe a raddoppiare di colpo il proprio giro d’affari, oggi superiore ai 600 milioni di euro. Entrambe le società fanno della valorizzazione e del rispetto dei territori dove operano il loro comun denominatore. Ecco perchè quando lo scorso luglio l’assemblea degli azionisti di Lgh ha dato mandato al consiglio di amministrazione di valutare i possibili scenari, ha subito scartato colossi come A2A ed Hera, troppo grandi per poter pensare di avere con uno di essi un rapporto alla pari.
Ma ci sono anche delle differenze: Monza-Como-Brianza è quotata in borsa, Verona no. Già, la Borsa: i mercati continuano a scommettere su un matrimonio con Lgh. Dopo il balzo di mercoledì e il +4,45% di due giorni fa, ieri il titolo di Acsm Agam ha terminato la giornata con una progressione del 7,31% a 1,116 euro.
Ma diversità esistono anche in relazione alla catena di comando: Acsm-Agam-Aeb è controllata da più comuni, come Linea Group Holding. Nel caso di Verona, invece, c’è un solo forte azionista, il comune della città scaligera. Una differenza non da poco che, alla fine, potrebbe far pendere la bilancia verso il candidato con una struttura più simile a quella di Lgh.
Potrebbe, ma non necessariamente perchè, comunque, in presenza di una chiara volontà dei due soggetti intenzionati a convolare a nozze, anche la governance potrebbe essere disciplinata chiaramente attraverso patti parasociali in grado di garantire l’equilibrio fra le parti.
In realtà Linea Group Holding ha sul suo cammino forse il più ostico fra gli ostacoli possibili: la politica. Il prossimo anno i Comuni di Cremona e Pavia andranno al voto. Le amminustrazioni uscenti delle due città avranno la volontà, la capacità o semplicemente ravviseranno l’opportunità politica per compiere una scelta strategica di tale portata, il futuro della multiutility, pur essendo a fine mandato? Molto potrebbe dipendere dal tipo di condivisione che una scelta di questo tipo potrà avere con le opposizioni. Non basta: c’è anche da chiedersi quale sarà l’atteggiamento delle opposizioni, per quel che riguarda Cremona, del Partito Democratico, rispetto alla possibile aggregazione di Lgh con un altro soggetto.
Un ampio consenso all’operazione potrebbe spianare la strada al via libera anche con un’amministrazione a fine mandato. Se, invece, vi fosse una forte contrarietà, tutto sarebbe molto più problematico.
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