Monteverdi è vivo. Un Festival lungo dieci giorni, un festival diffuso - come già l’anno scorso - per celebrare colui che è da considerarsi il padre dell’opera lirica, genere musicale che ha reso celebre il nostro Paese in tutto il mondo. E, dunque, viva Monteverdi! Una vigilia importante, carica di aspettative, per una rassegna che intende caratterizzarsi sempre di più e ancora di più diventare punto di riferimento attraverso la collaborazione con altre realtà che si occupano di musica antica. In che modo? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Cigni, Sovrintendente e direttore artistico del Monteverdi Festival. «In queste ultime due edizioni - esordisce - il Festival ha cambiato molto della sua impostazione: intanto per il periodo ma anche per il fatto di essere diventato prevalentemente un centro di produzione incentrato su Claudio Monteverdi, figura centrale nella storia della musica. Quest’anno, tra l’altro, assume ancora maggior significato perchè l’Unesco ha candidato l’opera lirica a Patrimonio immateriale dell’Umanità e Monteverdi è a tutti gli effetti il padre dell’opera lirica».
«Un festival - continua - che si caratterizza per produzioni d’opera, nuovi allestimenti, per co-produzioni - penso, per esempio, al Vespro della Beata Vergine - e ancora per contaminazione di generi e per appuntamenti insoliti. Ma soprattutto il Festival si caratterizza per una residenza di 230 artisti che rimarranno a Cremona fino alla sua conclusione. E quindi ci impegniamo non solo a dare accoglienza agli artisti che desiderano suonare la musica di Monteverdi a Cremona ma anche ad accogliere il pubblico che dal 17 e fino al 26 giugno frequenterà la nostra città per questo Festival monotematico che equipara Cremona a quanto già avviene in altre città per Rossini, Verdi, Puccini, Donizetti...».
Un altro festival diffuso e qualche nuova idea. Dove vuole arrivare questo Festival e su cosa si può migliorare?
«Intanto, ogni situazione si può migliorare, ci si muove in quella direzione. Il Festival può migliorare nell’essere ancora più collegato con le altre realtà internazionali che si occupano di musica antica, facendo rete. Può migliorare nell’essere attrattivo per nuove risorse, soprattutto private, per aumentare e amplificare la propria produzione e quindi imporsi definitivamente come luogo di produzione, di ricerca e di studio. Il Centro studi Monteverdiani - composto da Musicologia, Museo del Violino, Cremona Antiqua e ovviamente il Teatro -, può dare una grande spinta a tutta l’attività del Festival. Una spinta scientifica, ragionata, formativa, divulgativa.....
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