apre il Festival Monteverdi
Il ritorno di Ulisse in Patria è un’opera di sconvolgente modernità perché attraversa temi a noi molto vicini, dalla ferita che non si rimargina di Penelope, rintanata nel loop tossico dell’abbandono, che si nutre di un dolore profondo, ma che non è capace di superare e elaborare la separazione, alla sindrome di Telemaco, figlio orfano del padre, a Ulisse, l’eroe condannato a non essere riconosciuto da nessuno, proprio nei giorni del suo ritorno in patria... Sempre qualcun altro deve garantire per lui. La partitura di quest’opera meravigliosa e sperimentale ci offre molteplici piani di lettura e ci proietta in un vero e proprio viaggio emozionale, con un andamento quasi cinematografico, con cambi di scena e di narrazione repentini, serrati, in cui la musica riflette il carattere variegato delle molteplici variazioni della vicenda, con pagine che sembrano scritte nel Novecento. Portarla in scena a Cremona significa confrontarsi con l’architettura straordinaria del Teatro Ponchielli, che si presta naturalmente a essere vissuto come la “reggia” di Penelope e Ulisse, per cui l’orchestra è convocata in qualche modo come l’orchestra di corte di Penelope. A partire da questo presupposto, che il teatro stesso è il palazzo, il luogo delle nostre vicende, la fabula si sviluppa ai giorni nostri, e forse Ulisse è stato abbandonato dai Feaci sulle rive del Po e non a Itaca. Perché questa è una storia che ci riguarda tutti, ed è specchio della malattia del nostro tempo».
È il pensiero di Luigi De Angelis, il regista del monteverdiano “Il ritorno di Ulisse in Patria”, stasera, venerdì 17 giugno (ore 20), e venerdì prossimo sul palcoscenico del teatro Ponchielli. Il primo appuntamento del Cremona Monteverdi Festival è affidato ad Ottavio Dantone, a capo dell’Ensemble “Accademia Bizantina”. L’ensemble nato a Ravenna si era distinto, nell’edizione di diciotto anni fa, per una applauditissima recita dell’opera firmata dal nostro illustre concittadino....
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