e cariche e si mantenne fedele
al cattolicesimo sociale
Partiamo come sempre dal contesto storico. Dopo i moti del 1921, stroncati nel sangue, sulle forche e nelle galere, i moti italiani del 1831 ebbero il loro preludio in Francia. Paese che si era ben presto ripreso dal salasso di risorse e di uomini che Napoleone gli aveva inflitto con le sue continue guerre, specie con la tragica ritirata di Russia e le ultime sconfitte di Lipsia e Waterloo. Le potenze vincitrici (Inghilterra, Russia, Prussia, Austria) avevano preteso la Francia cooptata nella Santa Alleanza. Ma, appunto la rivoluzione di Parigi del 1831 detronizzò il re da loro imposto Carlo X Borbone ma, per non inimicarsele troppo, scelse una monarchia costituzionale offrendo il trono a Luigi Filippo d’Orleans. Il quale però issò subito il vecchio glorioso tricolore francese al posto del vessillo bianco crociato borbonico. Questa scelta, il governo parlamentare e una politica estera di non intervento misero la Francia in antitesi con le Potenze della Santa Alleanza. Ciò fece della Francia, ancora una volta, la patrona del movimento rivoluzionario europeo. E gli effetti si videro subito coi moti di Modena che si estesero subito a Parma ed al resto dell’Emilia Romagna e tutti gli Stati Pontifici. Intervenne subito l’Austria con la consueta repressione feroce: a Modena si consumò il “giallo” del tradimento del Duca Francesco IV con la morte di Ciro Menotti e altri congiurati, negli Stati Pontifici, dove il Papa Gregorio XVI era da poco succeduto a Pio VIII, il governo era nelle mani del Card. Bernetti (uno di quegli “zelanti” che credevano più alla forca che alla fede) il quale evitò di dare un esempio di carità cristiana....
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