Non basta il gol di Manaj
Due partite in una. Quella giocata da Riccardo Taddei con il suo passato e l'altra, fra Cremonese e Alessandria. Ricky la sua l'ha vinta da tempo; da quando tornò ad essere calciatore, qui, allo Zini. Più forte della sfortuna e degli infortuni. Talento cristallino, il suo. Brillante e delicato come pietra di giada. Partendo dai bassifondi della C2, la Cremo planò in B anche grazie ai suoi lampi di genio. Ed aggrappandosi alla sua ostinata determinazione, che lo fece risorgere una volta in più dai suoi guai fisici, conquistò una salvezza in C1 pesante quanto una promozione. È da quell'ultima Cremo sbilenca di cui Taddei fu l'inarrivabile profeta che i grigiorossi cominciarono a riscrivere il futuro. L'applauso della Sud ha accompagnato il suo ritorno allo Zini; un omaggio inaspettato, ripagato dopo il 95' con un inchino che ha fatto vibrare di emozioni e nostalgia lo stadio.
Poi c'è stata Cremonese-Alessandria. Un breviario di illusioni e contraddizioni.
I grigiorossi anche stavolta hanno mancato l'appuntamento con i 3 punti. La striscia negativa fa a pugni con l'ottimismo, eppure, a ben guardare, qualche buona ragione per mantenere una cauta allegria non manca. Dalla prova di Manaj e Ciccone alla considerazione, più generale, che se non fosse stato per l'autolesionismo di cui a turno i grigiorossi cadono vittime, il finale sarebbe stato diverso. Così come non si possono negare le difficoltà affrontate da Montorfano, che si è visto sfilare senza preavviso alcuni assi del mazzo. Stavolta ad alzare bandiera bianca sono stati Giorgi e Brighenti. E affrontare i lupi grigi di D'Angelo senza due dei tre attaccanti titolari (Mattia Marchi è indisponibile per squalifica), passando in vantaggio e creando altre occasioni di rilievo alimenta il pensiero positivo.
Rej Manaj ha la stoffa del bomber di razza e la sfrontatezza dei suoi 17 anni. Si è infilato la maglia numero 9 ereditata dall'influenzato capitano, caricando a testa bassa la terza linea alessandrina. Un gol, due parate di Nordi, la voglia matta di scaricare in fondo al sacco una punizione che invece Jadid gli ha negato, oltre una quantità indefinibile di corpo a corpo ingaggiati e vinti sono il suo biglietto da visita. Ogni qualvolta il giovane albanese carica il destro, volano sassate in direzione del portiere avversario. Ad innescare Manaj è stato Ciccone, l'altro dei volti giovani che si stanno ritagliando spazio e credibilità sul filo della qualità. Nell'episodio del vantaggio la punta esterna ha sfidato le leggi della fisica, inventandosi un'ipotetica linea di passaggio che si è trasformata in assist facendo breccia nel muro mandrogno. E a Manaj non è parso vero di poter esplodere la dinamite annidata nei piedi.
Giocando contromano Ciccone ha avuto modo di andare al tiro anche in proprio, senza superare Nordi. Talvolta i due eccedono in personalismi, ma il peso della loro inesperienza brucia meno degli errori di supponenza commessi da altri.
La Cremo non è riuscita a spiccare il volo sulle ali del vantaggio. La prova spartana di Jadid e Palermo, l'assetto tattico scelto da D'Angelo, che rinunciando al collaudato 4-3-1-2 ha inchiodato Marongiu e Favalli sulla linea di difesa con le volate di Vitofrancesco e Nicolao, l'esuberanza a scartamento ridotto di un Kirilov che ancora deve ritrovarsi hanno zavorrato i grigiorossi. Il pareggio è arrivato in coda alla prima frazione. L'uscita col buco di Venturi è solo la punta dell'iceberg d'incertezze che hanno portato l'Alessandria a guadagnare un corner e capitalizzare il successivo tap-in di Mezavilla.
Nel secondo tempo il ritmo è colato a picco. Bassoli (che inizialmente ha fatto coppia con Gambaretti) ha continuato a governare la difesa senza particolari problemi, avendo al suo fianco Zieleniecki, altro esordiente di stagione. L'Alessandria, cogliendo il momento di appannamento dei ragazzi di Montorfano, ha modificato l'assetto offensivo spostando Taddei alle spalle di Scotto e Guazzo. L'effetto trequartista non ha destabilizzato la Cremo, ma Montorfano ha preferito cautelarsi sino in fondo passando ad una difesa a 5 che ha permesso a Lombardo di evidenziare per intero la propria impronta di uomo d'ordine. L'ultimo sussulto è stato firmato ancora da Manaj, con Nordi superlativo nel respingere la minaccia. E l'immagine migliore della serata resta l'abbraccio fra Cremona e Taddei.
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