Nelle file di Forza Italia, primo partito politico a cui appartiene, è stata prima consigliere di zona e poi consigliere comunale a Milano. Silvia Sardone inizia molto giovane la sua avventura in politica e lo fa partendo dal basso, in quella metropoli che è da sempre casa sua, il capoluogo lombardo, e nella quale ha maturato un’esperienza amministrativa che dà sostanza alla sua presenza oggi. Lascia il partito di Berlusconi nel 2018 per approdare alla Lega, con cui è candidata, l’anno successivo, proprio per il Parlamento Europeo. Con un exploit di 45mila preferenze, Sardone risulta eletta e diventa coordinatrice del gruppo “Identità e Democrazia” in Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare a Bruxelles. Alle Comunali di Milano del 2021 è il candidato più votato della coalizione del Centrodestra. Oggi, è capolista del Carroccio per le Europee nella circoscrizione nord-occidentale. In questa intervista parla di «radici cristiane», tutela del Made in Italy, di una «maggioranza di centrodestra» per garantire un salto di qualità e del settore automotive lombardo su cui l’Ue deve investire.
Sardone, lei corre alle Europee come capolista della Lega. Qual è il contributo che pensa di poter dare in Europa?
«Innanzitutto proseguire nel solco dei cinque anni di grande lavoro che mi hanno vista in prima linea a difesa dei valori e delle radici cristiane dell’Europa dall’islamizzazione crescente, a tutela del Made in Italy e degli italiani vessati dalle eco-follie della sinistra come l’obbligo di auto elettrica e l’imposizione sulle case green nel breve-medio termine. C’è bisogno di più Italia in Europa e il voto alla Lega è il solo utile per sventare questi pericoli».
Sul piano internazionale, l’Europa mostra sempre di più la sua debolezza politica. Qual è la correzione di rotta da imboccare perche Bruxelles acquisti autorevolezza?
«Serve una maggioranza di centrodestra, forte e compatta, che torni a contare sullo scenario internazionale. E il voto dell’8-9 giugno è una sorta di referendum: si tratta di scegliere se voler azzerare i danni dei socialisti e ripartire o se continuare con queste status quo che ha fatto sprofondare il continente. Soprattutto in un momento storico come questo, con due guerre alle porte dell’Europa, serve un salto di qualità a livello diplomatico. La linea Macron, che ci porterebbe sull’orlo del terzo conflitto mondiale, non potrà mai essere quella vincente».
Difesa comune europea: è d’accordo sulla sua realizzazione a scopo di deterrenza? Perché?
«Visti gli squilibri già esistenti tra i Paesi membri dell’Unione Europea, l’operatività di un esercito comune europeo potrebbe essere fin troppo condizionata e (...)».
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