Monsignor Oleksandr Yazlovetskiy, vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Zytomyr, è il presidente della Caritas-Spes ucraina, l’organismo incaricato di gestire a livello nazionale gli aiuti umanitari inviati alla popolazione dilaniata dalla guerra. Era il 24 febbraio 2022, quando la vita sua e di tutti i suoi connazionali è cambiata: ha avuto inizio l’invasione russa dell’Ucraina. Le foto, che ci ha inviato, raffigurano il prelato, mentre amministra i Sacramenti in parrocchia, altre, recentissime, mentre incontra alcuni profughi ucraini a Wolfsburg, in Germania. Sono tentativi di normalità in un contesto di sangue, di dolore, di morte.
Monsignor Yazlovetskiy è giovanissimo, ha solo 47 anni, si è laureato a Roma. È animato da un dinamismo non comune, oltre che da una fede profonda. Si sposta frequentemente in Europa ed oltre, per aiutare la sua gente, il suo Paese ed anche per portare ovunque la sua testimonianza umana e sacerdotale. Lo abbiamo intervistato.
Eccellenza, cosa possono insegnare il conflitto, la distruzione, i lutti, le sofferenze patiti dal Suo popolo?
«Insegnano a non stare mai zitti di fronte al male, per evitare che questo cresca. È quanto accade anche nella vita di ciascuno di noi. Il principe di questo mondo è il diavolo e lui non ci permetterà di vivere in pace, non ci consentirà di organizzare un paradiso qui, su questa terra, anche se lo vogliamo tutti. Dobbiamo opporci dunque con le buone azioni, col pentimento, con la vita cristiana, solo così lui diventerà debole. Il nostro destino, del resto, è il Cielo, dove regnerà la pace per sempre»...
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