«La pace
o, comunque, condizioni onorevoli per una tregua
si possono ottenere solo con le armi.
La diplomazia
è la diplomazia
delle armi»
Il segretario dell’Onu, António Guterres, lancia l’allarme sul rischio che un’ulteriore escalation della guerra fra Russia e Ucraina possa trascinare il mondo in una «guerra più ampia» e «al più alto rischio da decenni di un conflitto nucleare». I numeri sembrano dargli ragione: altri 200mila soldati risultano già pronti al confine con l’Ucraina e, secondo Vadym Skibitskyi, vice capo dell’intelligence della Difesa ucraina, «la Russia mobiliterà 300-500mila persone per compiere operazioni offensive nel sud e nell’est dell’Ucraina nella primavera e estate prossime». Insomma, a poco meno di un anno dall’esplosione del conflitto (“l’operazione militare speciale” ebbe inizio il 24 febbraio del 2022, nda) non solo non si intravede alcuna possibilità di una tregua o di un cessate il fuoco, ma anzi risulta imminente un’ulteriore intensificazione degli scontri che, in dodici mesi, hanno già causato almeno 250mila vittime. Al di là della propaganda, il “salto di qualità” dell’impegno dell’Occidente a sostegno dell’Ucraina è dimostrato dall’invio di centinaia di carri armati e altri equipaggiamenti che, pur non operativi prima di qualche mese, rappresentano un preciso segnale di come l’Europa e gli Stati Uniti non abbiano alcuna intenzione di consentire alla Russia di raggiungere i propri obiettivi. Tuttavia, l’intensificazione del conflitto è foriera di tanti dubbi e altrettanti interrogativi su cui si stanno arrovellando i governi di mezzo mondo: andare dritti nel tentativo di sconfiggere Putin o rallentare per evitare una possibile catastrofe, anche al costo di trovare un compromesso poco onorevole? Di tutto questo abbiamo parlato con il Generale di Corpo d’Armata, Giorgio Battisti, già comanante del Corpo di Reazione Rapida della NATO in Italia, per capire qual è la situazione sul campo di battaglia, quale sarà l’effetto dei nuovi armamenti inviati dall’Occidente e per analizzare più da vicino che cosa ci possiamo aspettare.
Generale, partiamo dalla situazione sul campo di battaglia. Dopo quasi un anno di combattimenti, a che punto siamo?
«Ci troviamo nella quarta fase del conflitto, iniziata a fine novembre e ancora in corso. I combattimenti riguardano l’intera linea del fronte... lo stesso presidente Zelensky ha ammesso che la situazione inizia a essere veramente difficile. E’ chiaro che tali affermazioni servono anche per sensibilizzare ancora di più gli alleati occidentali, con l’obiettivo di ricevere più rifornimenti ed equipaggiamenti, ma diverse fonti stanno affermando che anche le forze armate ucraine stanno perdendo le truppe migliori, quelle più preparate»...
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