Il nostro approfondimento di questa settimana prende spunto da tre articoli, due recentissimi di Repubblica e uno del Sole 24ore del mese scorso. I primi due riguardano i divieti alla circolazione stradale delle auto diesel, in particolare i tre giorni di stop anche agli euro 5 ed euro 6 decisi dall’amministrazione Raggi. Quello del quotidiano finanziario, riguarda invece l’attribuzione a caldaie e caminetti della percentuali di polveri sottili nell’aria.
Partiamo dall’allarme di Roma: dopo i blocchi antismog, nello scorso week end sono stati stracciati 300 contratti per le auto diesel. Le concessionarie hanno registrato un incremento di visitatori attorno al 20 per cento, ma la gran parte si è presentata per esercitare il diritto di recesso. Semplice il ragionamento: se anche i modelli diesel più nuovi non possono circolare in situazione di emergenza smog, meglio orientarsi su modelli a benzina. Gaetano Thorel, responsabile di Groupe Psa Italia, ha sottolineato come la lotta all’inquinamento atmosferico deve essere portata avanti in modo serio ed organico e non con provvedimenti locali estemporanei che, oltre a risultare inefficaci, creano parecchia confusione con evidenti rischi sulla forza lavoro. Si calcola che i lavoratori romani legati alla commercializzazione di auto siano circa 6mila. In una nostra intervista, Roberto Boni, vice responsabile PROVE di Quattroruote, ci racconta come i modelli diesel siano sempre stati penalizzati - non a ragione – rispetto ai modelli a benzina.
Efficace è l’immagine che apre il secondo articolo di Repubblica, l’intervista a Cinzia Perrino, direttrice dell’Ufficio sull’inquinamento atmosferico del Crn. «Mettete tanti fumatori in una stanza - dice la ricercatrice - e chiedete ad un paio di smettere di fumare. Forse ci sarà un po’ meno fumo, ma finchè non verrà aperta la finestra, le cose cambieranno pochissimo». Naturalmente, il riferimento è al blocco del traffico per i veicoli più inquinanti, o ritenuti più inquinanti. «Come tutte le misure emergenziali - spiega la Perrino - lasciano il tempo che trovano». Il traffico è considerato responsabile del 25% dell’inquinamento da polveri sottili, ma considerando che se ne ferma solo una parte, si va ad incidere su un 12%. Poco. La ricercatrice suggerisce comunque che può essere comunque utile la limitazione della percorrenza e una migliore offerta del trasporto pubblico.
Se il traffico è responsabile di un 25 per cento dell’inquinamento da polveri sottili, pm10, a chi tocca il resto? Il Sole 24ore ha ripreso uno studio dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), datato 2015, nel quale si certifica che caldaie, stufe e caminetti, sono responsabili dell’emissione del 60 per cento delle polveri sottili. Per di più, se si confrontano i dati con uno studio di 10 anni prima, si scopre che le pm10 attribuili al traffico passano da 13mila tonnellate a circa 7mila (grazie, sostanzialmente, ad un rinnovamento del parco auto) mentre quelle delle caldaie passano da 14mila tonnellate a più di 21mila. Occorrerà attendere il prossimo studio dell’Ispra per verificare se le caldaie di nuova generazione modificheranno la percentuali. A Cremona le caldaie di vecchia concezione, di tipo B, sono ad una quota del 32 per cento. Non male: peccato che a volte sia complicato, nei condomini, installare quelle nuove a condensazione...
Paolo Carini, Angelo Galimberti, Daniele Ardigò e Rosario Pisani
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