Gianni Fava, a Cremona per l'assemblea del Consorzio italiano biogas, realtà che associa 535 imprenditori di biogas e syngas, per un totale di 334 Mw installati, ha dichiarato che Lombardia continuerà a sostenere gli investimenti degli imprenditori agricoli nel settore, seguendo le normative comunitarie del pacchetto 'clima-energia'
Viene considerata la nuova frontiera in campo tecnologico negli impianti di biogas. Garantisce il massimo della sua efficacia laddove il materiale da sminuzzare, destinato poi ad alimentare il digestore, è più difficile da trattare.
Stiamo parlando degli ultrasuoni, le onde sonore meccaniche che dopo essere state impiegate in numerosi ambiti industriali e sanitari, oggi trovano applicazione anche negli impianti destinati alla produzione di biogas. Grazie alla loro azione infatti, i substrati della biomassa diventano più digeribili, favorendo il processo di accelerazione biologico del digestore.
Grazie agli ultrasuoni la biomassa viene sminuzzata, le sostanze dannose in essa contenute vengono eliminate e il processo biologico del digestore è facilitato
Alla prossima edizione di Bioenergy Italy (CremonaFiere 5-7 marzo 2014) le nuove tecnologie destinate alla produzione di biogas troveranno ampio spazio di conoscenza e approfondimento. Quello degli ultrasuoni sarà uno dei temi di maggiore interesse.
“Questa tecnologia – spiega Christian Eichhorst, direttore generale dell’azienda tedesca Weber Entec GmbH impegnata nella realizzazione e nella applicazione degli ultrasuoni sugli impianti di biogas e presente con il suo stand alla rassegna cremonese – ha dimostrato di garantire un maggiore rendimento del biogas prodotto perché praticamente tutta la biomassa viene utilizzata”. La macchina a ultrasuoni infatti, inizialmente utilizzata solo per i fanghi, sminuzza e pompa all’interno del digestore l’”alimento” destinato a diventare biogas attraverso un’operazione che non influisce sull’attività dell’impianto. Tutt’altro.
La macchina a ultrasuoni dà il miglior rendimento quando la biomassa è più difficile da trattare. In Germania gli impianti che ne sono dotati hanno ottenuto il 25% di biogas in più
“Oggi qualsiasi biomassa può essere trattata dalla macchina a ultrasuoni – sottolinea Eichhorst – e addirittura possiamo affermare che tanto è difficile il materiale da trattare, tanto migliore è il risultato che si ottiene perché nell’operazione di sminuzzamento vengono eliminate quelle sostanze dannose che possono pregiudicare la resa produttiva del biogas. Si tratta di una tecnologia molto versatile, che montata su un impianto non nuovissimo permette all’operatore di verificare immediatamente la sua efficacia attraverso il confronto tra il prima e il dopo”.
In Italia sono ancora poche le aziende agricole che si sono dotate di questa tecnologia, anche perché stiamo parlando di qualcosa di relativamente nuovo. L’interesse si sta comunque diffondendo e in un’ottica di investimento ben pianificato quello che Eichhorst definisce “un business molto positivo” è destinato a trovare terreno fertile. “In Germania – conclude – l’utilizzo degli ultrasuoni ha garantito il 25% di rendimento di biogas in più rispetto a impianti che ne erano sprovvisti. Mediamente per un impianto da 1 MW di potenza installata si può parlare di un investimento vicino ai 110mila euro, ma il ritorno che se ne ricava può giustificare ampiamente questa spesa”.
LA POSIZIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA -
La Lombardia continuerà a sostenere gli investimenti degli imprenditori agricoli nel settore, allineandosi alle normative nazionali del conto energia e comunitarie sul pacchetto clima-energia. Questo significa che nel prossimo Psr per accedere alle risorse verrà posta la condizione del no food, cioè che non vengano utilizzate nei digestori prodotti, come il mais, destinati all'alimentazione umana (food) o animale (feed)". Lo ha detto questa mattina a Cremona l'assessore all'Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, intervenendo all'assemblea del Consorzio italiano biogas, realtà che associa 535 imprenditori di biogas e syngas, per un totale di 334 Mw installati. Anche perché, ha reso noto Fava, la diffusione dei grandi impianti di biogas ha innescato una speculazione sugli affitti dei terreni che la Regione, pur rispettando il libero mercato, dovrebbe al contrario cercare di mitigare.
INDIVIDUARE SOLUZIONI - "In Lombardia ci sono 374 impianti di biogas agricolo e, ad oggi, non tutti vivono una condizione di prosperità - ha affermato l'assessore Fava -. Chi è supportato da un'adeguata attività agricola resiste, quelli che sono partiti seguendo una logica speculativa sono al contrario in difficoltà. Anche su questi aspetti è bene fare una riflessione, come sto facendo con il vostro presidente Piero Gattoni, in modo da individuare soluzioni consortili degli impianti in difficoltà e apportare benefici sul trattamento dei reflui zootecnici. Si avrebbe così un duplice effetto positivo, legato all'ambiente e alla sostenibilità economica di impianti forse sovradimensionati".
AIUTI A CHI PORTA BENEFICIO AMBIENTE - "Nel rispetto della libertà del mercato - ha proseguito Fava - ritengo che con l'attuale conto energia siano poche le imprese agricole che possono permettersi di installare impianti che sviluppano potenze di 1 Mw". Nuove regole, dunque, nel Programma di sviluppo rurale in fase di elaborazione. "Chi punta a costruire nuovi impianti dovrà tenere presente che la Regione assicurerà il proprio sostegno a quelli in grado di apportare benefici per l'ambiente e risolvere gli aspetti legati agli effluenti zootecnici - ha puntualizzato l'assessore lombardo all'Agricoltura - così come le strutture dimensionate alla effettiva portata delle aziende". In caso contrario, "nessuna
contrarietà da parte della Regione, anche perché le autorizzazioni non le dà Palazzo Lombardia ma le Amministrazioni provinciali", ha ribadito Fava.
NON VIETEREMO DIGESTATO - La linea della Giunta regionale lombarda, ha assicurato Fava, andrà nella direzione di "non vietare, come ha invece fatto l'Emilia-Romagna, l'utilizzo del digestato nelle aree agricole dove si produce Parmigiano Reggiano Dop. Mi stupisce che nessuno di voi o delle organizzazioni sindacali agricole abbia sollevato il problema ma se la Lombardia dovesse applicare la stessa normativa, diventerebbe praticamente impossibile valorizzare il digestato su tutto il territorio regionale".
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