In questa storia ci sono il dolore (inevitabile) e la speranza (mai scontata). L’uno chiama l’altra, in un paziente e incessante rincorrersi, trovarsi, perdersi e trovarsi di nuovo.
Qui il dolore è il distacco da un figlio. Perché le forze per accudirlo vengono meno. Perché la disabilità che per anni - o da sempre - lo segna è una croce sotto la quale non è più possibile stare da soli. Ci vuole qualcun altro. E qualcuno che lo faccia “a tempo pieno” e con lo stesso amore. Qualcuno e qualcosa che diventino “famiglia” e “casa”. La Fondazione “Dopo di noi” è nata per questo. A Cremona esiste da 20 anni, da quando 17 famiglie immaginarono e diedero gambe a una risposta alla domanda che si presentava in modo lacerante, drammatico: chi si prenderà cura dei nostri figli dopo di noi?
Provate a immaginare. Padre e madre assistono una persona che amano da sempre e passano dieci, poi quindici, poi venti, poi trent’anni e, mentre il tempo scorre, sentono le forze venir meno, le notti insonni più pesanti, le terapie, le visite, le attività correlate, le uscite, i dubbi, le nuove decisioni da affrontare, con energie che calano. Non l’amore, quello no. Anzi, è proprio l’amore che suggerisce loro una strada nuova, fatta di uno strappo e di una speranza. È per un amore che si accetta il distacco.
Queste 17 famiglie, insomma, hanno sentito il bisogno di un luogo che curasse, accompagnasse e faccesse sentire amati i loro figli come in famiglia. A febbraio 2004 nasce la Fondazione “Dopo di noi”, che tre anni dopo inaugura la Casa-famiglia da otto posti letto per utenti con disabilità gravi, psichiche e fisiche. Lo fa in alleanza con il Comune di Cremona e la Diocesi, a cui si aggiungono i partecipanti istituzionali: Fondazione Città di Cremona e Agropolis. Gli ambienti si trovano ancora oggi nell’edificio di allora, al civico 1 di via Cattaro, concesso in comodato gratuito. Gli spazi erano pronti da subito, gli arredi sono stati pagati dall’ingegner Gianni Carutti.
«Tutto nasce per la contingenza di tre fatti - spiega Libero Zini, che della Fondazione “Dopo di noi” oggi è il presidente -. Il primo è stata la forte determinazione delle 17 famiglie a creare una nuova casa per i loro figli; il secondo è il coinvolgimento del Comune che ha messo a disposizione gli spazi; infine l’intervento (...)».
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