Il giorno dopo una discussione sul valore della musica anni Ottanta, una collega mi rivela di essersi imbattuta, sul proprio profilo Facebook, in diversi reel sulla Top Ten del 1982, del 1983, del 1984, eccetera. Non è una novità. Da tempo siamo “spiati”. Da tempo sappiamo di esserlo. Non stupisce più e nemmeno ci preoccupa. A creare allarme, invece, sono le notizie (vere, non “fake”) degli effetti talvolta devastanti della nostra dipendenza dai device. Cosa può generare, nella testa e nel cuore di chi popola i social, l’esposizione della propria immagine a commenti positivi o negativi? Il caso di Giovanna Pedretti è un esempio atroce del ribaltamento (istintivo) di un giudizio e dei suoi effetti. Chiara Ferragni offre un caso diverso, ma che si origina, tuttavia, dallo stesso mondo. Dietro agli episodi più eclatanti, c’è tutto il popolo del web – che ricomprende noi cronisti – che si avvantaggia e allo stesso tempo soffre, di benefici, rischi e relative conseguenze dell’uso della rete.
Per queste ragioni si moltiplicano le iniziative per contrastare l’iperconnessione. Qui in pagina ne elenchiamo alcune. Sono vere e proprie campagne che coinvolgono istituzioni, associazioni, utenti di tutte le età. Un micro esercito che spinge in senso contrario a dove va il mondo. Disconnettersi. Disintossicarsi. Almeno prendersi una pausa. Anzi, “delle” pause. La coscienza di un “lato oscuro della forza” del digitale si propaga a macchia d’olio, da est a ovest, da nord a sud – e non da oggi. Dalle nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale (AI) fino alle mirabolanti potenzialità del Metaverso – che tuttavia hanno perso appeal – ci si mette in guardia. Lo ha fatto, di recente, anche papa Francesco, il cui Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni, in previsione a maggio, è stato anticipato e reso pubblico il 24 gennaio scorso, nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Occhio al deep fake, dice il Papa, di cui «anch’io sono stato vittima». Soprattutto, il Pontefice sostiene la necessità che l’informazione si sporchi sempre le mani “nella” realtà. Scrive Francesco: «L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale (…), chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze (…)». Sull’opportunità dell’AI (...).
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