“Tu e la mamma avete cresciuto Andrea e me seguendo tre valori: quello della cultura, del lavoro e della libertà; valori strettamente legati tra loro. Ci avete cresciuti in mezzo a un’enorme libreria, sempre troppo piena. In casa nostra, uno dei problemi è sempre stato ‘dove mettere i libri’. Per voi, la cultura e il sapere sono sempre stati la chiave di volta, ciò che ci permette di vedere tutto da una prospettiva più alta“. Le parole di Federica Bazzani lette al termine del funerale hanno tratteggiato con straordinaria lucidità il ricordo del papà Marco, capo servizio della redazione di Casalmaggiore del quotidiano La Provincia. Sabato scorso un malore fatale lo ha portato via alla propria famiglia (oltre ai due ragazzi la moglie Nunzia, la mamma Adriana e il papà Giancarlo) ma anche all‘intero territorio casalasco che per oltre 20 anni aveva seguito (e servito) dalla sua scrivania di via Pozzi 15. E proprio l‘enorme folla presente lunedì nella chiesa parrocchiale di Piadena ha certificato ciò che Marco Bazzani, 55 anni, era: il punto di riferimento di una comunità fatta di enti e istituzioni ma anche di politica, sindacati, associazionismo, forze dell‘ordine, società sportive, gente semplice. C‘erano tutti, ma proprio tutti, perché chi è mancato era una persona calata pienamente nelle loro vite e nelle loro attività. Spesso anche nei loro dolori, perché il mestiere di giornalista porta a occuparsi di tutti gli eventi, belli e brutti. “Aveva stile ed entusiasmo“, ha detto qualcuno pensando al modo con cui Marco interpretava la sua professione. “Una persona corretta ed estremamente accogliente“, ripete invece chi ne ricordava il modo di porsi di fronte all‘interlocutore, chiunque fosse. In redazione era un condottiero, non faceva sconti ai collaboratori perché non li faceva a sé stesso. La morte di Bazzani, così repentina e inattesa da ammutolire, ha fatto scoprire il tesoro seminato in tanti anni di mestiere: e consola pensare che raccontare una terra e le persone che la abitano possa riverberarsi in tanta stima e affetto. In quel senso, Marco era un ‘maestro‘ e lo diciamo anche se non avrebbe voluto sentire quella definizione. Ci perdonerà per questo. ma sappiamo che non transigerà, al contrario, sull‘impegno che ci metteremo nel confezionare il giornale di domani, quello di dopodomani e così via.
Andrea Setti
Giornalista Quotidiano La Provincia
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