e libertà, insieme»
Intervista al Maestro Pasotti
Capire quest’opera spesso schiacciata tra L’Orfeo e la Poppea significa per me situarla all’interno della ‘trilogia veneziana’ di cui ci sono rimasti solo due pannelli”. L’espressione è di Ellen Rosand, la massima studiosa di quest’opera e degli esordi del teatro musicale a Venezia. Oltre al Ritorno la trilogia veneziana di Monteverdi e composta da Le Nozze di Enea con Lavinia e da L’Incoronazione di Poppea. Le tre opere sono state composte in soli tre anni. La materia epica greca e latina e la vicenda romana di Poppea delineano un trittico che Rosand legge come una celebrazione di Venezia. La Serenissima è il punto culminante di una storia che dalla caduta di Troia, attraverso il mare giunge a Roma. E quindi sulle macerie di Roma caduta, un altro gruppo di esuli fonda una nuova Repubblica destinata a grandi splendori.
Il Ritorno di Ulisse in Patria, il primo pannello di questa trilogia, è un’opera in cui il mare è un elemento fondamentale. Duro, difficile, imprevedibile. La navigazione è pericolosa e Venezia nasce dal mare, da terra strappata al mare e la sua gloria è dovuta al dominio sui mari. Alla fine, ciò che conta è che Ulisse ha saputo domare, grazie all’aiuto di Minerva, i perigli della sua avventura”. Così Michele Pasotti, direttore de “Il ritorno di Ulisse in patria”, questa sera, venerdì 13 giugno al Teatro Ponchielli (ore 20) e in replica sabato 14 alle ore18.
Maestro, che equilibrio cerca tra fedeltà filologica e libertà interpretativa?
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