la riapertura del “Cittanova”
E’ stata un’estate decisamente sonnacchiosa per Cremona. Da queste parti non abbiamo avuto la fortuna di vivere casi intriganti - spero si colga l’ironia - come quello pruriginoso inscenato a Torino dal duo Segre-Seymandi e nemmeno la presentazione di un best seller librario come quello del generale Vannacci, con tutte le polemiche che ne sono conseguite. Qui il solito tran-tran, al massimo a tenere banco c’è stata la vicenda del supermercato nell’area ex Snum, con i poveri residenti di via Ratti che dall’oggi al domani si sono ritrovati un Everest davanti alle finestre, senza sapere come scalarlo. Tuttavia leggendo tra le pieghe di ciò che le cronache locali ci hanno offerto, qualche spunto di riflessione si trova, almeno per noi che ci occupiamo di cultura e dintorni. Personalmente mi hanno fatto per esempio un certo effetto le dichiarazioni del presidente della sezione cremonese del FAI, il quale ha affermato che palazzo Cittanova andrebbe recuperato solo in virtù di un obiettivo, non a prescindere. In prima battuta la frase mi ha fatto pensare, perché ho sempre ammirato il Fondo per l’Ambiente Italiano come un organismo che nel nostro paese ha saputo restaurare, senza se e senza ma, monumenti che cadevano a pezzi, prima ancora di preoccuparsi del loro utilizzo futuro, per salvaguardarne anzitutto la bellezza e l’importanza storica e artistica. Credo che questo debba essere il giusto approccio anche rispetto al Cittanova, palazzo di cui non sarò certo io a dover spiegare e sottolineare il significato storico per Cremona. Va da sé che la messa a norma dello splendido edificio merlato di piazza Sant’Agata non costerebbe due bruscolini, e ne sa qualcosa il vice sindaco Andrea Virgilio che alcuni mesi fa sembrava aver recuperato un finanziamento di circa un milione di euro per tale scopo, e poi pare invece che questo bando non sia andato a buon fine....
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