«Ha presente Ticonzero di Calvino e in particolare il racconto nel quale il cacciatore si ritrova di fronte alla belva? Ticonzero è quell’istante lì, fissato nel tempo, il tempo della possibilità. E’ il tempo in cui vieni nel nostro Atelier e puoi creare qualcosa di tuo, il tempo in cui puoi dare una svolta. Certo, servono impegno e dedizione perché i nostri ragazzi hanno una qualche disabilità mica sono stupidi». Ci vuole passione. Siria Bertorelli, cremasca e residente in città, è arteterapeuta e responsabile della parte visuale delle attività di Ticonzero Aps, associazione che promuove la realizzazione di progetti artistici e culturali concepiti nell’ambito delle neurodiversità, partendo dal principio che le criticità possono diventare risorse e opportunità. La svolta, nel 2021. «Ticonzero - spiega Siria - era nata nel 2012 all’interno della Cooperativa Altana e già si occupava tra le altre cose di arte ed espressività e di formazione teatrale. In particolare, io seguivo il coordinamento delle terapie non farmacologiche della cooperativa. Poi dopo 40 anni nel periodo del Covid, purtroppo, la storia di Altana si chiude. A quel punto io e il collega Massimiliano Bozzoni che si occupa di teatro sociale (più il presidente e un volontario, Alex) decidiamo di proseguire l’attività di Ticonzero: il primo step era dargli una realtà giuridica. E’ il 2021 quando diventiamo un’associazione di promozione sociale mantenendo la sede al Cascinetto. Un processo impegnativo, durante il quale abbiamo bussato a tutte le porte senza mai perderci d’animo, con l’intento di mantenere le nostre due anime prevalenti: le arti visuali e il teatro sociale».
L’arte è il filo conduttore della vita di Siria, ma se vogliamo parlare di svolte qui ne troviamo più di una. «Per me oggi l’arte - spiega - è un mezzo di comunicazione e di espressione non verbale e vale per tutti». Alle spalle, «il liceo artistico, due diversi indirizzi in Accademia e la formazione triennale in arteterapia più qualche altro corso ad hoc...”. Artista e illustratrice, è stata «curatrice della Galleria Pikidi. Ci siamo divertiti tantissimo ma ricordo che già allora ci occupavamo di produzioni artistiche nate in ambito outsider, e che difficilmente trovavano spazio altrove. L’interesse per la diversità (...)».
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