le emozioni fuori dallo Zini
Chiamale se vuoi emozioni. Quelle che bussano ma non entrano allo Zini, lasciate alla porta da Cremonese e Mantova.
Chiamala se vuoi partita tattica. Qualcosa di simile ad un pomeriggio consumato al tavolo del ramino, incartandosi fra coppie da scartare e jolly impossibili da pescare.
Novanta minuti dove le idee di Giampaolo e Juric corrono troppo veloci per le gambe di chi sta in campo e non sa tradurle in calcio da raccontare. È un derby laterale e periferico quello andato in scena davanti a 4500 spettatori (almeno 600 i mantovani).
Laterale, perché gli attacchi non sfondano e, impotenti, battono in ritirata verso un esilio lontano da Galli e Festa (con il portiere grigiorosso comunque più impegnato del collega).
Periferico in quanta manca quel concentrato di cuore e adrenalina che fa le fortune di ogni derby che si rispetti. Niente derby di fuoco, insomma; solo un'ora e mezza di fuochi fatui che non alimentano illusioni ma solo distrazioni.
Non manca l'agonismo. Anzi, il metro permissivo del direttore di gara lo alimenta a scapito della qualità, già precaria di suo. L'effetto finale è un derby giocato a briglie tirate. Ingabbiato nel rigore della tattica e azzoppato dagli errori individuali.
La Cremo paga l'assenza del suo capitano. Uno così, mica te lo puoi inventare in quattro e quattr'otto. Se è in campo, Brighenti c'è anche quando non si vede; ma quando proprio non c'è, si vede. Eccome.
Giampaolo appalta la maglia numero 9 a Mattia Marchi. Che si batte come un leone. Senza cavare un ragno dal buco. La staffetta con Manaj non cambia la sostanza delle cose. Il giovane Rei, all'ingresso osannato come fosse il vecchio “O Rey”, mette insieme un paio di progressioni, una buona dose di fisicità e parecchio olio di gomito. I suoi numeri non sono in discussione, ma per scalfire il fortino mantovano c'è bisogno di altro.
Così la Cremo si scopre senza risorse da azionare davanti a Festa e cade preda della rassegnazione. Di contro rischia pochissimo. Verrebbe da dire nulla, se nel finale Siniscalchi non prendesse a capocciate - nel vero senso del termine -, il pallone del possibile ammazzacaffè spedendolo a fondo campo, anziché dentro al sacco.
L'impressione è che Giampaolo, con l'arrivo di Briganti (e in attesa di Bassoli), si sia definitivamente coperto le spalle. Il difensore centrale prelevato dal Monza si posiziona a fianco di Castellini e nella loro zona di competenza non si infila neppure l'aria. Ad agevolare loro il compito è la prestazione a scartamento ridotto di Tano Caridi, il “falso nueve” del tridente di Juric.
A Tano restano piedi di velluto con cui inventare tutto, ma nelle vesti di centravanti ombra il difetto di dinamismo toglie l'effetto sorpresa alle sue buone intenzioni e limita i movimenti dei compagni di reparto. Said, infatti, spesso si trova imbottigliato in mezzo al traffico, non lasciando traccia del suo passaggio allo Zini; più concreto Boniperti. Il nipote d'arte duella con Gambaretti, scivolandogli dalla marcatura con slalom ad effetto e nel finale impegnando Galli.
Il Mantova si conferma squadra con cinque stelline alla voce: stato di forma. La cura Juric funziona. I virgiliani sono organico qualitativamente non dotatissimo, ma sodo come pochi. Il 3-4-3 del tecnico croato di fatto sdogana il libero vecchio stampo, modernizzandolo nell'interpretazione di Siniscalchi. Una risorsa che dà sicurezza all'impianto difensivo. Il pressing ossessionante e il massiccio ricorso alle avanzate degli esterni sono l'altro marchio di fabbrica di questo Mantova. La Cremo regge bene l'urto, soffrendo solo gli inserimenti di Gonzi nella fase iniziale. Poi il lavoro dei centrocampisti (con Palermo recuperato alla causa e Finazzi con una settimana in più di allenamenti nelle gambe) neutralizza la potenziale superiorità numerica ospite in quella zona del campo e la controffensiva prende consistenza. Senza buttarsi in avanti a capofitto, i grigiorossi guadagnano metri, ma non profondità. Kirilov e Di Francesco, che già si trovano a dover sbrogliare la matassa non potendo contare su una sponda centrale di sicuro effetto, si vedono rinchiusi nella gabbia studiata per loro da Juric. Il colpo di testa fuori misura di Boniperti e un assolo di Di Francesco fermato sul più bello da Siniscalchi restano gli unici acuti del primo tempo.
Anche a carte rimescolate - con Manaj al centro dell'attacco grigiorosso e Said a riequilibrare il carico sulla sponda biancorossa - il concentrato di brividi resta impigliato nei dettagli. Il colpo di tacco di Castellini a liberare l'area e qualche crepa nel muro biancorosso evidenziata dalla tenuta non perfetta di Blaze non sono altro che cure omeopatiche contro la noia. Poco anche solo per pensare di infilarsi in tasca i 3 punti. Al netto della pallagol sciupata nel finale da Saniscalschi.
La partita a scacchi che soddisfa i maestri della scacchiera Giampaolo e Juric, raffredda invece l'entusiasmo del gente. In realtà un derby senza gol e emozioni suona strano. Quasi quanto un selfie scattato maneggiando la Polarid.
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