Un bilancio da sette milioni di euro impiegato per servizi alla persona imposti dalla legge e poche risorse per affrontare le emergenze. Come quella abitativa che in questa settimana ha registrato una novità: l’occupazione da parte del Comitato antisfratto di alloggi popolari sfitti in via Platina. L’assessore alle politiche sociali del Comune di Cremona, Luigi Amore, descrive la posizione dell’amministrazione e prevede un altro autunno difficile sul fronte morosità e distacchi.
Emergenza abitativa. Vi aspettavate che anche a Cremona avvenisse un’occupazione?
«No, ma il problema è noto da tempo. E’ da maggio che abbiamo incontri con il Comitato. Siamo anche intervenuti con risultati positivi in due situazioni che ci sono state sottoposte. e’ aperto un canale di confronto, ma ciò non significa che non si debba tenere conto della legge. Il ruolo del Comune è quello di valutare i reali bisogni e dare risposte nel rispetto della normativa. E non si tratta di essere rigidi: l’applicazione corretta delle regole è fondamentale per non creare iniquità dall’altra parte. Soprattutto di fronte a percorsi di tipo socio-assistenziali».
Quindi, se nel palazzo di via Platina la situazione non rientrasse, prevedete uno sgombero forzato?
«La linea per ora è quella del dialogo e dell’ascolto. La causa è giusta, ma i modi sono sbagliati. Ci siamo impegnati a rimettere sul mercato 200 alloggi insieme all’Aler; una quarantina saranno disponibili entro la fine dell’anno. Favoriremo chi effettua minime manutenzioni. Oltre a questo, non si può andare. Le graduatorie vanno rispettate. Nell’immobile di via Platina c’è una famiglia con minori: per questo nucleo si sta cercando di provvedere. Ma è l’unica eccezione, sebbene si stia applicando comunque la legge. Per gli altri, l’iter di valutazione deve essere identico a quello che si attua nei confronti di tutti quelli che chiedono e sono in lista».
Riepilogo. Quali sono i numeri degli sfratti e quale quelli delle famiglie in attesa di casa?
«Dall’inizio dell’anno gli sfratti sono decisamente diminuiti anche perché abbiamo avviato un dialogo con i proprietari di casa. Certo che, se una persona accumula affitti non pagati per 34 mesi, come è avvenuto, evidentemente c’è qualcosa che non quadra. Da noi arrivano sempre quando l’iter giudiziario ormai è al suo termine e allora è difficilissimo intervenire. Anche in termini economici: non possiamo saldare migliaia di euro quando con quelle stesse risorse riusciamo ad aiutare quindici o venti persone. In lista abbiamo 900 richiedenti un alloggio, ma almeno la metà fa domanda non per un bisogno reale ma per ottenere un affitto agevolato. E a volte essere “sfrattati” aiuta ad ottenere punteggi più elevati nelle graduatorie».
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