In merito alla proposta del pedagogista Daniele Novara e dello psicoterapeuta Alberto Pellai, riguardante il divieto di possesso di uno smartphone per gli under 14 e di iscrizione ai social network per gli under 16, abbiamo ascoltato il parere di Roberta Mozzi, assessore con delega all’Istruzione del Comune di Cremona, con alle spalle un passato da dirigente scolastico.
Cosa pensa dell’appello?
«Ci sono studi che sostengono che l’uso del cellulare sia fonte di distrazione, e che le nuove generazioni siano poco abituate al confronto e alla socialità vera e propria. Però, io sono sempre perplessa rispetto ai divieti. Il compito degli adulti e della scuola è quello di educare, non di vietare. Quindi, un conto è parlare di divieto, un altro è parlare di regole di utilizzo, condivise tra scuola e famiglia, per stimolare la riflessione degli studenti, accompagnandoli in un utilizzo saggio e responsabile di questi dispositivi».
I dispositivi tecnologici in generale, quindi, possono essere sfruttati anche in positivo?
«Il panorama scolastico è da tempo inserito nel discorso dell’alfabetizzazione digitale, dell’informatica e dell’utilizzo consapevole dei media digitali. Pertanto, di questi tempi, questi dispositivi possono essere utilissimi. Quello che serve è comunque un lavoro di mediazione, che in questo caso deve essere effettuata dal docente. Non si può lottare contro i tempi, bisogna adattarsi e restare al passo».
Con la sua carica si occupa direttamente della fascia d’età che va dagli 0 ai 6 anni. Di questi tempi i bambini sono sempre più intrattenuti con smartphone, tablet, computer, ecc. Sta succedendo la stessa cosa che succedeva alle generazioni precedenti con la tv o è un discorso a parte, magari più delicato?
«Uso un termine che forse non è corretto, ma la televisione è “statica”, non interagisci con essa, come invece succede con gli altri dispositivi. Tanti genitori abituano i figli così perché fa comodo a loro, ma un bambino lasciato davanti al computer o davanti al telefono, può incorrere in tanti problemi: può essere avvicinato, dal punto di vista emotivo, da contenuti non educativi e talvolta scioccanti. Quindi, la situazione è più delicata».
Vuole quindi lanciare un appello, per sensibilizzare le famiglie, ma anche i più giovani, in merito a questo tema?
«Alle famiglie direi di non lasciare bambini e ragazzi da soli e di non anticipare troppo l’uso del cellulare, anche se lo si fa con buone intenzioni. Ai ragazzi, invece, posso dire di trovare il giusto equilibrio (...)».
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