L’obiettivo è quello di mantenere la persona anziana nelle migliori condizioni di vita presso il proprio domicilio, specie quando affetta da almeno una patologia cronica: per questo il recente Decreto Anziani 2024, varato lo scorso 25 gennaio in esame preliminare dal Consiglio dei ministri, punta tutto sui caregiver familiari, di cui riconosce il valore sociale ed economico per l’intera collettività, ma punta anche sulla sanità preventiva e sulla telemedicina, assicurando anche dal prossimo anno un assegno di accompagnamento maggiorato. Si parla di una riforma strutturale delle politiche per gli anziani, posta tra le priorità del Governo, riforma che non tralascia neppure gli enti di servizio civile, cui demanda l’assistenza ad adulti e soggetti di terza età in condizioni di disagio, nonché i progetti di animazione culturale con gli anziani. Ma le Rsa storcono il naso. Perché?
Lo chiediamo al presidente di Fondazione Sospiro, Giovanni Scotti, che, tra l’altro, è anche presidente dell’Arsac, l’associazione che riunisce una trentina di Residenze Socio-sanitarie della provincia di Cremona. L’Arsac rappresenta circa 5 mila posti-letto e 8 mila dipendenti oltre ai servizi ambulatoriali, ai servizi domiciliari, ai centri diurni erogati ogni giorno ad almeno 1 cremonese su 5, con punte di eccellenza anche a livello nazionale, come nella cura dell’Alzheimer e nell’assistenza alle persone in stato vegetativo.
Presidente, il Decreto Anziani 2024 è ora al vaglio delle Commissioni parlamentari, eppure c’è già qualcosa che non vi quadra. Cosa e perché?
«Esatto, prima di esprimere un giudizio dobbiamo vedere cosa esca dalle Commissioni parlamentari. Già l’impostazione generale pregressa, che è grosso modo quella data dalla commissione Paglia, aveva suscitato dubbi e perplessità, perché puntava tutto sulla domiciliarità, che oggi è un discorso un po’ utopico: intendiamoci, un discorso bellissimo da un punto di vista ideale, ma in pratica inattuabile, poiché richiederebbe risorse umane ed economiche, che non esistono».
Eppure anche l’attuale Decreto Anziani pare orientato nella stessa direzione…
«Sì, sarebbe bellissimo, però… Le porto un esempio: quando si dice che la persona va curata a domicilio, occorre prima verificare le condizioni del domicilio (...)».
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