Le parole pronunciate dalla senatrice Lavinia Mennuni di Fratelli d’Italia hanno scatenato una vera e propria bagarre politica. La parlamentare, nota per il suo impegno pro-life e pro-family, pur tenendo conto della «realizzazione professionale», che – ha precisato - «è giusta», ha anche definito la maternità una «missione» e la «prima aspirazione femminile», suscitando da una parte la protesta di molti esponenti delle opposizioni e dall’altra solidarietà e consenso non solo dai colleghi di partito, ma anche da quelli della maggioranza più in generale.
Senatrice, Lei ha definito il generare figli, futuri cittadini e italiani, una “necessità” ed una “missione”: certamente non sono termini scelti a caso...
«L’Italia è preda di un preoccupante inverno demografico, con un tasso di natalità drammaticamente basso: 1,2 figli per donna, solo 393.000 nati nel 2022, dato purtroppo in calo. Vi sono due aspetti, che vanno analizzati: 1) ci sono nazioni, che hanno adottato per anni politiche a sostegno della natalità, tanto da un punto di vista economico quanto sociale, con esiti molto efficaci in termini di incremento. In Francia, ad esempio, si è raggiunto un duplice primato: il più alto tasso di natalità, che si coniuga con il più alto tasso di inserimento delle donne nel mondo del lavoro. 2) si deve operare per rendere nuovamente il fare figli, il creare una famiglia, attraente. I giovanissimi vanno messi nelle condizioni di poter aspirare a diventare genitori, nella consapevolezza che tale desiderio veda la comunità nazionale stretta intorno a loro».
Lei ha sottolineato l’importanza, nella promozione della maternità, di “un approccio culturale”: in che senso?
«È necessario che il neonato, i figli non siano considerati una ricchezza straordinaria solo per i propri genitori e per la famiglia, bensì per tutta la società e che, conseguentemente, si prestino politiche di supporto adeguato nell’importante ruolo genitoriale, formativo ed educativo dei nostri più piccoli concittadini. Oggi i ragazzi e le ragazze sono focalizzati sul presente, non vi è una progettualità, anche a causa della precarietà che viviamo, si pensa al qui ed ora e invece è importante che, oltre ad aspirare ad un’affermazione personale, lavorativa, si ponga al centro il tema della natalità. Credo sia bene che, anche chi (...)».
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