Per la rubrica Le forme del vivere
“E’ futurista nell’arte:
1. – Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, aglità e sintesi.
2. – Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturalismo, il professolarismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità.
3. – Chi preferisce alla tragedia e al dramma dei teatri silenziosiil caffè – concerto dove i spettatori fumano, ridono, collaborano cogli attori senza solennità, tetraggine e monotonia.
4. – Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismoe dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani. “
(da “Che cos’è il Futurismo – Nozioni elementari” di M. (Enzo Mainardi?), Che cosa è il Futurismo? in “La Scintilla arancione + rosso + ultravioletto”, anno I, n. 3, agosto 1925). Iniziare con una citazione non è forse elegante, ma ci immerge immediatamente nei due principali ambienti delle forme del vivere, dei primi decenni del secolo scorso da una parte e del nostro dall’altra. Il tutto passando attraverso il perdono che nella storia l’istituzione pubblica concede al movimento, proponendo una riflessione grazie ad una esposizione.
Che alla Biblioteca Statale il seme di ogni iniziativa sia bibliografico è quasi del tutto ovvio, così come è consequenziale che i significati proposti nascano soprattutto dal libro e dal documento. Un po’ meno scontato che da una mostra di questo ambito disciplinare si disvelino narrazioni e occasioni di dibattito che in sostanza hanno come precipuo oggetto le immagini, ossia le forme che il mondo agognato deve assumere, e la trasposizione in segni delle parole, e ancora la possibile rivoluzione di un universo percettivo che nessun senso trascura. Forse è più facile, per così dire, considerare naturale l’indagine che scava nelle contraddizioni e contrapposizioni che dallo stesso gene si contrastano nel movimentismo politico, nelle sue affermazioni e realizzazioni tutt’altro che chiare nelle affrettate storicizzazioni narrate fino a qualche anno fa.
Tutto questo, e non solo, troviamo in “Scintille futuriste. Storia del futurismo cremonese”, la vivacissima e stimolante mostra che proprio nelle sale della nostra biblioteca è ospitata.
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