“Innamoratevi”, dice Roberto Benigni in una scena del film La tigre e la neve. “Innamoratevi e tutto diventa vivo”. A quasi 57 anni, Pietro Fiori ha l’entusiasmo di un quindicenne alla sua prima cotta. Ha pensieri che volano alti, ma non hanno nulla di irrealistico. Piedi sempre ben piantati a terra. Si fa travolgere da ogni cosa, curioso di tutto, ingaggiato con tutto. A lui, bisognerebbe dire di innamorarsi meno, di stare un po’ quieto, ma sarebbe inutile. Dice che la scuola «è la sua vita» e che «fare il sindaco è una parentesi». Qualunque ragione ci sia dietro le cose che fa, sono tutte figlie del suo essere “innamorato”.
Fiori insegna Italiano, Storia e Geografia all’Istituto comprensivo Nelson Mandela, a Crema, ed è primo cittadino a Castelleone per il secondo mandato consecutivo. Incontrarlo in un bar vicino al municipio significa essere interrotti diverse volte. «Mi spiace disturbarvi – dice una signora bionda –. Io abito in via... (dice la via). La striscia che corre lungo il marciapiede non si vede più. Le macchine vengon su ed è pericoloso». Fiori estrae il cellulare e apre whatsapp: «Lo dico subito agli uffici».
Mi mostra il telefono e mi dice: «Questa chat si chiama Bisigoletti vari. Sai cosa sono? In dialetto, i Bisigoletti sono le “cose piccole”. Ci sono i numeri del mio assessore e di quelli dell’ufficio tecnico. Vedi qua? È la foto che ho mandato ieri notte e ho scritto: “Acqua che esce dalla caldaia della biblioteca”. Gli uffici hanno risposto stamattina alle 8: “Stiamo svuotando la pompa per capire...”».

La fermano spesso quando è fuori ufficio?
«(Ride, ndr) Il mio ufficio è la piazza. Sembra una frase demagogica, ma è la realtà. L’ufficio del sindaco è sempre con le tapparelle chiuse e la luce spenta. Sono quasi sempre fuori. Amministrare bene vuol dire prima di tutto incontrare, ascoltare».
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Cristiano Guarneri

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