Studenti con la valigia, o meglio, con lo zaino in spalla. Dentro, non il ‘solito’ materiale didattico, ma il cambio di biancheria e di indumenti. In poche parole: studenti in gita. Il ritorno. Sì, perché dopo il forzato stop di due anni imposto dalla pandemia, anche gli studenti cremaschi hanno ripreso a viaggiare accompagnati da alcuni prof. Un piccolo esercito formato da 25.000 ‘alunni’ che torna a muoversi in pullman il più delle volte, in treno o in aereo in alcuni casi. Mete distanti solo qualche chilometro per chi ancora è alla scuola dell’infanzia, anche oltre confine per chi si appresta a terminare il ciclo di studi delle superiori. In tutti i casi, la possibilità di conoscere il mondo esterno attraverso l’osservazione diretta e perché no?, pure divertirsi. Un pizzico di goliardia non guasta. L’ottica è tuttavia quella inclusiva e il viaggio d’istruzione può diventare l’occasione per una vera e propria crescita personale e di gruppo, attraverso la quale è possibile estendere l’ambito di conoscenza reciproca. Ed è quanto confermano diversi dirigenti scolastici.
Tuttavia, come vedremo, in alcuni (rari) casi, c’è anche l’aspetto punitivo, che si traduce nella non gita. Significa, in ultima analisi, che l’appuntamento col ‘mondo esterno’ sia desiderato e ambito. (...)


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Antonio Guerini

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