Sono 370 i chilometri che separano Cremona da Trieste. Non proprio due passi. Si resterà «uniti nel Vangelo», dice don Enrico Trevisi, commosso e rivolto innanzitutto ai suoi parrocchiani. La chiesa cremonese dona a quella friulana un proprio sacerdote: sarà don Enrico, infatti, il nuovo vescovo della diocesi di Trieste. Classe 1963, originario di Pieve San Giacomo e attualmente parroco di Cristo Re, a Cremona, Trevisi taglia un traguardo che certamente non si immaginava e – parole di monsignor Antonio Napolioni – non «rappresenta lo sviluppo di una carriera, ma è un vero e proprio evento ecclesiale». Gioia per questa nomina. E anche tanta commozione. In primis del diretto interessato, che ai fedeli cremonesi chiede scusa «per questa partenza brusca e imprevista», dice con voce incrinata. L’annuncio ufficiale è stata dato ieri alle 12, «in contemporanea con il bollettino ufficiale della Santa Sede e la Diocesi di Trieste», precisa una nota dell’ufficio comunicazioni della Diocesi cremonese. A quell’ora, monsignor Napolioni, in Seminario, a conclusione dell’incontro plenario del clero, ne ha dato informazione leggendo le parole del nunzio apostolico: «Eccellenza, mi reco a premura di comunicarLe che il Santo Padre ha nominato Vescovo di Trieste il rev. Enrico Tevisi, del Clero di Cremona, finora parroco e docente». Comunicazione seguita da un lungo e caloroso applauso e dall’abbraccio fraterno con il vescovo Napolioni e l’emerito Dante Lafranconi. Proprio il vescovo Napolioni ha posto al collo di don Trevisi la croce pettorale, segno dell’episcopato.
«Mistero, comunione e missione», sono queste le tre chiavi di lettura che Napolioni ha usato, riprendendole da Papa Giovanni Paolo II, per esprimere i propri sentimenti in questa circostanza.
«È mistero la vita della Chiesa – ha detto monsignor Napolioni – perché è intrisa di santità e di divinità, ma anche della nostra fragilità umana. E dunque è mistero quando un uomo e un prete viene chiamato a essere segno di Cristo pastore, come in maniera eccezionale la vita del vescovo incarna». E ancora: «Comunione significa relazione, fraternità, Chiesa di Chiese; e quando l’altra sera ci siamo sentiti con il vescovo Crepaldi, da oggi amministratore apostolico della Chiesa di Trieste, ho detto: diventiamo parenti, c’è un legame tra le Chiese che moltiplica la curiosità innanzitutto, la conoscenza, il dono reciproco, l’arricchimento attraverso le diversità». E infine la missione: «Enrico – ha concluso il vescovo Napolioni – va in una Chiesa nobile, antica, con una storia complessa. Ma ma è bello sentire che parte, come ci dirà, con gratitudine e con fiducia».
Il neoeletto Trevisi chiede «a tutti una preghiera, perché sapete che quando siamo trasferiti da un posto all’altro e anche quando riceviamo l’ordinazione, nel trasloco portiamo con noi non solo i libri e le esperienze… ma anche i nostri limiti». Don Enrico confessa di vivere «giorni di timore e tremore, con sentimenti contrastanti». Esprime l’auspicio di «abbandonarmi al Signore, anche coltivando pensieri belli». Poi, tantissimi ringraziamenti. A Dio, per la sua i«nfinita misericordia, Lui che conosce la mia fragilità e inadeguatezza. Che ancora di più risalti la sua gloria». A Papa Francesco; alla sua famiglia; ai «miei» vescovi, tra i quali comprende, oltre a Dante e Antonio, anche Assi e Nicolini; i seminaristi; le suore adoratrici; i tanti preti «con cui ho cercato di servire la Chiesa. Poi il grazie speciale alla «mia comunità di Cristo Re», della quale fa nome e cognome di alcuni parrocchiani. «Lascio progetti, iniziative ma soprattutto persone, fratelli, amici. (...) Ma troverò il Signore ad attendermi nella Chiesa di Trieste, perché Lui ci precede sempre».
Infine, Napolioni ha tracciato il profilo della diocesi di Treviso, sottolineando in particolare tre legami con Cremona: la presenza dell’Istituto della Beata Vergine, l’acciaieria Arvedi e il fatto che all’inizio del XIV secolo vi fu un vescovo della terra cremonese, originario di Robecco d’Oglio, mons. Rodolfo Pedrazzani (eletto l’8 agosto 1302 e deceduto il 7 marzo 1320).
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