La lotta al coronavirus è stata (e viene ancora) combattuta su più fronti. Quello sanitario, la prima linea, che vede impegnati medici, infermieri e operatori di un settore che ha dovuto fronteggiare una pressione enorme. Ma anche tante, tantissime aziende che, in una fase in cui il motore economico è stato messo in standby, hanno deciso di fornire anch’esse il loro controbuto riconvertendo in tutto o in parte le proprie produzioni per realizzare e rifornire gli ospedali dei dispositivi di protezione individuale, mascherine, visiere, separatori, camici. Materiale indispensabile per chi si trova a contatto con i pazienti, ma oggi, alla vigilia della cosiddetta Fase 2, con la ripresa di quasi tutte le attività economiche e professionali, indispensabili a tutti. Nelle ultime settimane abbiamo raccontato diverse storie di imprese che hanno dato vita, nello spazio di pochissimo tempo, a queste produzioni. Attività grandi, ma anche artigianali e in alcuni casi, frutto di un’iniziativa individuale. Proprio oggi, venerdì 1 maggio, festa del lavoro, raccontiamo tre storie, diverse fra loro, ma accomunate dal fatto di rappresentare un sostegno concreto al Paese in una fase in cui, costretti dal coronavirus al distanziamento sociale, ci siamo sentiti tutti più uniti e solidali gli uni verso gli altri...
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