deve essere guidata dalla Lombardia
Il Ministero dell’Agricoltura? Roba vecchia, obsoleta. L’immagine della politica? Deve recuperare terreno con i fatti. Le infrastrutture? Si fanno quando servono e sono finanziariamente sostenibili. Gianni Fava, classe 1968, assessore all’agricoltura della regione Lombardia, una lunga esperienza politica ed amministrativa alle spalle, rispondeA alle nostre domande sui temi di maggiore attualità in modo dirompente, come è nel suo carattere. Rivelando alcuni aspetti inediti del personaggio.
Assessore, siamo nel cuore della food valley, in una delle regioni più importanti in Italia e in Europa per l’agricoltura. Di che cosa hanno bisogno gli imprenditori agricoli, oggi?
L’agricoltura nazionale non esiste più. Così come non hanno più senso figure come il ministro dell’agricoltura o il presidente della commissione agricoltura. Sono figure superate dalla storia e dagli eventi.
Cosa intende dire? A trattare con Bruxelles ci vanno i ministri in rappresentanza di tutto il Paese.
E con quali risultati? L’85% della produzione agricola nazionale arriva dalle quattro grandi regioni del Nord e dal Friuli. E’ qui che deve essere decisa la politica agricola e sono queste regioni che dovrebbero andare a trattare direttamente con l’Europa. Da parte mia ho già chiesto di essere ascoltato dalla Commissione Europea.
E le hanno risposto?
Diciamo che è in corso un confronto.
Qual è il ruolo cui aspira la Lombardia nella gestione dell’agricoltura nazionale?
Semplice. La Lombardia è la regione più importante del Paese. In Europa ci sono Stati più piccoli e meno popolati. La Lombardia dovrebbe essere la capofila e la coordinatrice di quella macroregione di cui ha parlato il Presidente Maroni andando ad identificare una vasta area accomunata dall’agricoltura, certo, ma anche da molte altre caratteristiche. Un’area che non può non comprendere anche l’Emilia e la Liguria.
La riforma della Politica Agricola Comunitaria ha penalizzato il nostro Paese. Anche se, forse, si è riusciti a limitare i danni.
Beh, non proprio. Quando parlo di scarsi risultati ottenuti dai ministri dell’agricoltura mi riferisco anche a questo. La riforma della Pac ci toglie 1,5 miliardi di euro di contribuzione diretta. Così com’è rappresenta la fine dell’agricoltura intensiva, la fine della nostra agricoltura. E’ accettabile tutto questo?
Restiamo in tema ma torniamo al di qua delle Alpi. In passato il tema delle quote latte e le multe inflitte ai nostri agricoltori sono state fonte di imbarazzo per la Lega.
Guardi io sono per il rispetto delle leggi. Si può discutere sull’adeguatezza delle quote al nostro potenziale produttivo. Ma finchè ci sono vanno rispettate e chi si è posto fuori dalla legge deve ritornarvi. Poi, certo, si può discutere delle modalità di pagamento. Ma non esiste che chi rispetta la legge debba subire oltre al danno anche la beffa.
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