Cremona non ha mai avuto, a differenza di altre città lombarde, una grande tradizione di sculture in pietra. Non ha avuto in eredità un patrimonio di statue, bassorilievi, monumenti o fontane. Ciò che contraddistingue Cremona dalle altre città è, invece, una grande tradizione di arte lignaria, coltivata e trasmessa da grandi ebanisti, da intagliatori e intarsiatori di prim’ordine. I motivi sono molteplici: i costi del materiale, innanzi tutto, sia per l’acquisto, data la lontananza geografica dalle cave, che per le fasi di lavorazione, e poi le difficoltà derivanti dall’instabilità politica e economica spesso attraversata dal territorio. Il patrimonio ligneo conservato in città è invece ricchissimo. Ne è un esempio straordinario e pressochè sconosciuto il bellissimo presepio di Giovanni Angelo Del Maino in legno scolpito, dipinto e dorato conservato oggi nei depositi della Cattedrale.
Originariamente il gruppo di sculture lignee era collocato sopra l’altare di San Giuseppe, nella cappella posta sul fianco della Cattedrale, tra il fianco del transetto settentrionale e il Torrazzo e faceva probabilmente parte di una grande macchina, simile a quelle che si trovano in molte altre chiese rinascimentali della Lombardia. Di quella macchina, smembrata e scomparsa, sono rimaste solo le tre sculture di Maria, Giuseppe e il Bambino, collocate sotto la mensa del secondo altare della navata sinistra, originariamente affiancate da due statue di pastori e dalle protomi del bue e dell’asinello appena sbozzate e certamente non dello stesso livello stilistico delle prime, attribuite sino a qualche anno fa senza troppe convinzioni allo scultore cremonese del Seicento Francesco Pescaroli.
Nel 1992 il gruppo fu...
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