Ecco le linee programmatiche del candidato
unico e prossimo segretario provinciale
Comunità e condivisione i cardini sui quali il futuro segretario provinciale del Pd, Matteo Piloni, intende orientare il suo mandato. Le linee programmatiche del candidato unico alla successione di Titta Magnoli sono già pronte e saranno al centro degli incontri che il cremasco Piloni avrà nei prossimi giorni con i circoli del partito, in vista del congresso del 27 ottobre.
Ecco di seguito alcuni passaggi del documento programmatico.
Comunità e Condivisione. Sono le due parole che, più di altre, ho sentito con maggior frequenza in questi giorni. E potrei dire in questi mesi.
La richiesta di riprendere il senso di appartenere ad una comunità non è solo un’esigenza locale, ma bensì un fattore nazionale.
La vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica non può essere archiviata come un incidente. In quella fase si è rotto un meccanismo,
è venuto meno il senso di comunità. E’ venuta meno la fiducia. Forse più per il metodo che per il merito.
Tornare a discutere, a confrontarsi, a camminare insieme, è una priorità. Sentirsi parte di una comunità, è una priorità.
Una comunità nella quale ci si senta tutti impegnati nel perseguire obiettivi condivisi, nel perseguire il bene comune.
In fondo, che cos’è un partito se non lo strumento per poter migliorare la nostra società e dare a questa un futuro migliore?
Questa è la mia idea di partito.
Un partito che è funzionale, e non “funzionario”. Un partito che è aperto, radicato, organizzato.
Un partito, insomma, fatto di relazioni che sanno costruire relazioni.
Perché in Politica le relazioni, come nella vita, sono fondamentali. Costruire buone relazioni significa aver costruito le condizioni per raggiungere
gli obiettivi preposti.
Ma per costruire le relazioni, serve condivisione.
Non unanimismo, sia chiaro. Non si deve essere per forza tutti d’accordo. Ma serve che tutti, proprio per sentirsi parte di un progetto, possano
condividerne le scelte.
E per arrivare alla condivisione, servono i luoghi di confronto, “di discussione” si sarebbe detto una volta.
(…)
Il nostro territorio è molto diverso da altri. E’ una provincia lunga caratterizzata da più territori, uno diverso dall’altro.
Il nostro PD deve essere consapevole di questo, e su questa fotografia deve costruire una nuova rete organizzativa, nella quale i territori siano centrali.
Centralità che non è però una concessione, ma un richiamo alla responsabilità, nella quale ciascun territorio deve saper dimostrare di saper lavorare
ed essere davvero “radicato” dal punto di vista delle relazioni. Un cremasco, un casalasco-piadenese, un soresinese, un cremonese. Quattro territori che potranno, nel tempo, dotarsi di forma, sull’onda di quella già consolidata nel cremasco e che ha saputo negli anni raggiungere ottimi risultati.
Territori nei quali i circoli possano crescere ed essere protagonisti, ma mai chiusi. Bensì aperti alla realtà nella quale operano e portano avanti
l’azione politica. Circoli fatti di iscritti, nei quali questi possano sentirsi responsabili e responsabilizzati, ma non “esclusivi”.
(...)
Un’esigenza o, meglio, un ruolo, che al banco di prova delle amministrative deve emergere con forza, utilizzando gli strumenti di cui
ci siamo dotati e che ci permettono di costruire quella rete di relazioni fondamentali. A partire dalle primarie, come occasione di confronto e di apertura.
L’appuntamento di Cremona e di Casalmaggiore sono i più importanti, ma che non deve mettere nell’ombra quello degli altri 88 comuni della provincia che andranno al rinnovo tra pochi mesi.
E’ in questi passaggi che il PD, con la sua organizzazione e la sua rete, può dimostrare di essere radicato davvero.
Da qualche mese, insieme al gruppo degli enti locali, stiamo cercando di costruire le condizioni migliori per seguire Comune per Comune.
Così come da qualche tempo il lavoro sulle amministrative di Cremona è già cominciato.
Nessuno pensi che si debba partire da zero o che nulla è stato fatto, perché non è così.
C’è un percorso cominciato, ed in quel solco io intendo portare il mio contributo, senza sentirmi addosso il peso di una responsabilità che,
a pochi mesi dal voto, non mi appartiene.
Per cercare di perseguire, giorno per giorno questi obiettivi, ho già deciso che lascerò l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale.
Non per qualche tipo di incompatibilità, ma per due motivi fondamentali.
Il primo riguarda la necessità di cambiamento, per la quale servono da subito segnali chiari.
Il secondo, più profondo, riguarda la crisi oltre che dei partiti anche delle Istituzioni, che quotidianamente sono messe alla berlina
da dichiarazioni e atteggiamenti lontani anni luce da ogni principio democratico. Per questo credo che il ruolo politico debba essere
distinto da quello Istituzionale, sia per una questione di garanzia, ma soprattutto per una questione di dignità e serietà delle Istituzioni stesse.
© Riproduzione riservata
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