Il 12 agosto si venerava a Roma antica Ercole, Eracle per i Greci, il cui culto, come è noto, era diffuso anche a Cremona. Mi piace allora ricostruire qualche frammento locale di questa affascinante figura muovendo da una fonte insolita, quella iconografica rappresentata dalle iniziali xilografiche che alcuni storiografi del Cinquecento hanno posto come capolettera nelle loro opere e che hanno il loro centro nella figura del semidio.
Considerate spesso come semplice apparato iconografico del testo, le iniziali xilografiche, cioè incise a rilievo su tavolette di legno poi inchiostrate e impresse a calco su carta, in moltissimi casi non sono costituite solo da svolazzi e intrecci ornamentali, ma ci parlano riproducendo una scena narrativa che entra direttamente in contatto con il testo e rende visibile quanto esposto dalle parole. Iniziali che, dunque, costituivano uno degli strumenti di cui gli autori antichi si servivano non solo a scopo di abbellimento della pagina, ma anche a fini funzionali alla narrazione.
Nella Cremona fedelissima, stampata nel 1583, Antonio Campi pone nella “Dedica ai lettori” un capolettera con al centro la figura di Ercole: essa rappresenta un richiamo alla tradizione “di quel famoso Heroe, da cui si gloria la città nostra di essere stata già tanti secoli sono, valorosamente liberata, & magnificamente ristorata”; tradizione di cui peraltro molti altri centri italici, da nord a sud, si appropriarono affermando che l’eroe fosse transitato per il loro territorio e vi avesse compiuto gesta memorabili. Cremona, dunque, ricollegò a lui le proprie leggendarie origini e molti tipografi cremonesi del Cinquecento lo scelsero come icona della propria marca tipografica: penso a Vincenzo Conti, il cui ovale distintivo racchiudeva Ercole combattente con il motto At virtus superavit, chiaramente alludente alla smisurata forza dell’eroe capace di fronteggiare ogni impresa....
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