tocca al proprietario del "Costarica"
Palmiro Bergamaschi era un commerciante molto noto in città, anche se conosciuto non con il suo vero nome, ma come “quello della natta”, dall’escrescenza che gli si era formata sul capo, in dialetto chiamata appunto “natta”. Molti anni prima aveva aperto una salumeria all’inizio di viale Po sulla destra, dove già era sorto un primo gruppo di case ma non vi era ancora alcun tipo di attività commerciale. Si era rivelato un buon affare ed i guadagni dovettero essere cospicui se Bergamaschi, qualche anno dopo, cedette la salumeria e potè rilevare la tabaccheria all’angolo fra via Armando Diaz (oggi Mercatello) e corso XX Settembre, una piccola bottega senza pretese e scarsa per offerta commerciale, che Bergamaschi in poco tempo riuscì a trasformare aggiungendo al reparto tabacchi la drogheria ed un largo assortimento di dolciumi. Trascorse qualche anno e Bergamaschi si lanciò in una nuova avventura e rilevò un negozio libero con sovrastante appartamento in corso Garibaldi 192. Avrebbe voluto aprire una salumeria, ma stavolta compì un passo falso, e d’altronde non poteva prevedere che a pochi passi di stanza avrebbe aperto un analogo negozio delle Cooperative. Tuttavia non si perse d’animo, ed ebbe un’idea. Vide che nella zona non vi era alcuna torrefazione di caffè, si mise d’accordo con alcuni importatori ed affidò ad alcuni tecnici il compito di ristrutturare completamente l’esercizio rendendolo più accogliente: insegna di marmo illuminata, pareti rivestite in pietra pregiata, pavimento palladiano, illuminazione all’ultima moda ed una saracinesca a larghe maglie di metallo che si avvolgevano negli spazi ricavati sui due lati dell’ingresso per proteggere la grande vetrina. Era “Il Costarica”, uno dei negozi più famosi di Cremona alla fine degli anni Cinquanta.
Se nell’arredare il nuovo esercizio Bergamaschi aveva dimostrato di essere attento alle ultime novità della moda, viceversa nell’abitazione sovrastante il tempo si era fermato all’Ottocento: dal negozio si passava al retrobottega e mediante una stretta scala interna con ripidi gradini si saliva ad un piccolo pianerottolo e con una seconda rampa si arrivava al secondo piano dove c’era la camera da letto, il bagno ed una piccola anticamera. Nella stagione invernale, però, per risparmiare combustibile, Bergamaschi, chiuso il negozio, si fermava al primo piano, dove l’unica stanza, utilizzata sia come salotto che camera da letto, era riscaldata da una stufa a metano...
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