era misteriosamente scomparso due anni prima
Tra i delitti irrisolti cremonesi si possono annoverare anche quegli omicidi avvenuti tra il 1945 ed il 1946, apparentemente senza un motivo che non fosse quello dell’esplosione di una cieca violenza, nel clima tragico e infuocato di quegli anni, ancora esacerbato dalla recente guerra. Bastava poco perchè un episodio di delinquenza comune, o una vendetta privata, venisse connotato come atto politico e viceversa, nel timore di un rigurgito fascista piuttosto che del fantasma, a lungo evocato, della rivoluzione comunista. Si sparava ed uccideva per un nonnulla, per rabbia o per paura, spesso confidando nell’amnistia Togliatti del 1946, che avrebbe fatto piazza pulita dei reati comuni e politici, di quelli per concorso in omicidio e di quelli legati al collaborazionismo col nemico. E le armi non consegnate alla conclusione delle ostilità, come la onnipresente Beretta calibro 9, erano ancora tante. Tra questi delitti ve n’è uno particolarmente emblematico, per l’efferata violenza e per la sorprendente conclusione. Un vero e proprio regolamento di conti.
E’ la mattina del 22 marzo del 1947 quando i Carabinieri di Montodine, grazie probabilmente ad una “soffiata”, si recano in un campo della località Dosso Martino nel comune di Moscazzano muniti di una sonda a forma di freccia. Iniziano a perlustrare meticolosamente il terreno fino a quando la sonda estrae quello che si crede un elastico. Si scava fino a quando emerge il cadavere di un uomo, ormai quasi decomposto, sepolto in piedi. E’ Federico Vanelli, misteriosamente scomparso senza lasciar alcuna traccia la sera di due anni prima, il 28 aprile 1945. Al momento della morte aveva 32 anni. I familiari non si erano mai rassegnati a quella perdita e per tutto questo tempo avevano insistito perchè il maresciallo Rotini non abbandonasse le indagini....
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