Dopo essere eccezionalmente apparse poco più di quattro anni fa nella chiesa cittadina di San Pietro al Po ed essere presentate ad un convegno a Parma dedicato alle officine medievali, le lastre marmoree scolpite da un ignoto artista emulo di Wiligelmo sono sparite nel nulla. Avrebbero dovuto costituire uno dei pezzi forti della raccolta delle pietre romaniche allestita nel Battistero, ma in realtà non vi sono mai arrivate. Sono ancora deposte in Curia vescovile in una sistemazione che, da provvisoria, è per il momento diventata definitiva, come per tutti gli altri pezzi destinati al Museo storico diocesano, grandioso progetto ormai accantonato.
Nel corso di lavori per il recupero e la messa in sicurezza di un ambiente sulla parete sud del presbiterio della chiesa di San Pietro al Po, erano emerse alcune lastre di marmo scolpite con raffigurate le scene dei mesi, opera di un artista collocabile nell’ambito di Wiligelmo e quasi sicuramente precedente l’Antelami. Le lastre costituivano gli stipiti di un antico portale a strombatura con colonnine a torciglioni di cui si è persa ogni traccia e sono state riutilizzate, insieme ad altre probabili lastre tombali, come materiale di isolamento al momento dell’edificazione della nuova abside nel corso del rifacimento cinquecentesco della chiesa. Vi era infatti traccia di altri conci marmorei posti alla base dell’attuale abside che suggerivano il riutilizzo di materiali più antichi di recupero nel corso della ristrutturazione dell’edificio, che comportò anche l’aggiunta delle navate laterali, ma non interessò l’area presbiteriale per la presenza della torre campanaria.
L’ambiente in cui è avvenuto il ritrovamento è attualmente addossato al campanile e, con ogni probabilità, costituiva originariamente un antico porticato poi tamponato in tempi successivi, in ogni caso successivamente alla ristrutturazione in quanto non rappresentato nella mappa di Antonio Campi del 1581. E’ ubicato dietro la cappella dedicata a Santa Maria Egiziaca sul fondo della navatella laterale di destra e, con ogni probabilità, poteva costituire l’originaria cappella, posta sotto un porticato di cui si possono osservare gli archi. Alla base del fianco settentrionale di questa piccola sala a cui si accede da una porta posta dietro l’altare maggiore della chiesa, al livello del pavimento, sono state appunto ritrovate le prime lastre raffiguranti i mesi di gennaio, febbraio, luglio e agosto, vari frammenti di colonnine, un frammento di architrave. Si tratta in tutto di diciassette pezzi appartenenti ad un unico antico portale di cui si è tentata la ricostruzione. Arturo Carlo Quintavalle descrive vivacemente il momento del ritrovamento: “Durante lavori di sistemazione del riscaldamento di alcune stanze, si leva dal muro una pietra la cui parte scolpita non era visibile: ecco dunque un tralcio, frammento di stipite di un portale. La ricerca delle pietre sorelle, ben individuabili nel paramento di mattoni, fa mettere insieme un gruppo di pezzi scolpiti: fra questi, tre (rimasti integri) e i frammenti di altri due rappresentano i mesi dell’ anno. Mi chiama a questo punto Achille Bonazzi, responsabile per la Chiesa del patrimonio artistico della Lombardia: nella anticamera della sagrestia sono distesi per terra una ventina di pietre scolpite, tralci e intrecci viminei degli stipiti, tortiglioni, altri salienti, infine i resti dei mesi. Non ci vuole molto a capire che questo in origine era un portale: siamo agli inizi del XII secolo, fra primo e secondo decennio.
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