Il vescovo: «L'accoglienza è una questione
di relazioni, non di muri o tecnologie»
Inaugurato il nuovo centro accettazione e prenotazione unico presso la Casa di Cura San Camillo di Cremona. «Una nuova accettazione per migliorare l'accoglienza – ha spiegato il direttore della Casa di Cura, Leonardo Marchi –, una struttura che rispecchia canoni di modernità con un occhio di riguardo per il paziente».
Presente all'inaugurazione anche un ospite d'eccezione, il sindaco di Cremona Oreste Perri, giunto a sorpresa: «Fare investimenti oggi – ha ricordato il primo cittadino –, in un momento così difficile, vuole dire avere a cuore i problemi delle persone. Ai camici bianchi dico che aiutare gli ammalati non è semplice, perché dietro un malato c'è sempre una persona, e se non si riesce a vedere questo difficilmente si riuscirà a raggiungere un obiettivo».
Ha preso la parola quindi Raffaello Stradoni, direttore sanitario dell'Asl, il quale ha ricordato che, nonostante la volontà di continuare ad ampliare l'offerta al cittadino in quanto a servizi e strutture, «grandi crisi non le abbiamo avute. I sacrifici fatti dall'Asl sono sempre stati pilotati, agendo in determinati settori in base alle possibilità. L'impressione della sanità cremonese è buona: attenzione alla gente e presenza, con strutture come queste che, anche se imperniate su organizzazioni religiose, posso supporre siano apprezzate anche dalla cittadinanza laica. Sono colpito dalla mole di investimenti del San Camillo negli anni, come quando al portare a Cremona un nuovo macchinario per la Tac, che sicuramente offre una visibilità mediatica maggiore, magari si preferiva prodigarsi per una sala accoglienza, a mio avviso molto più importante per il cittadino».
Danilo Benecchi, nella direzione amministrativa del San Camillo, ha illustrato tecnicamente la riorganizzazione della parte gestionale e l'organizzazione nella costruzione della nuova sala, spiegando di come sia stata disegnata nell'antica sala capitolare dei padri camilliani: «Il nuovo ambiente è confortevole – ha evidenziato – con un sistema di chiamata elimina-coda. Attenzione particolare all'accoglienza di disabili e anziani, categorie per le quali non si fa mai abbastanza».
Prima di una breve funzione e del taglio del nastro il vescovo di Cremona, monsignor Dante Lafranconi, ha ricordato che «accoglienza è una questione di relazioni, non di muri o tecnologie. L'augurio è che le persone possano sentirsi accolte, amate, stimate, che si abbia un'attenzione massima per le loro necessità: il mio augurio non è alla struttura in sé, ma alla realtà che vi gravita intorno».
Prima della fine dell'anno, in cantiere il San Camillo ha anche la sistemazione dell'area dedicata alla riabilitazione e alla fisioterapia, per la quale i lavori dovrebbero partire a settembre.
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