Ad avversari mediocri bastano solo 2 minuti
La Cremo non rende per quello che vale
La verità, amara, è che la classifica con la quarta posizione e gli 8 punti di ritardo dall'Entella capolista, non è la cosa più negativa del momento grigiorosso.
Contro la modesta Carrarese la Cremo è riuscita a confermare tutto quanto già si pensava (si temeva) sul suo conto, pur in 90' con uno sviluppo opposto al “solito”. A cambiare tutto, senza cambiare, purtroppo, niente.
Da inizio anno, nella buona come nella cattiva sorte, si invocava una squadra che non si ingarbugliasse la vita prima di mettersi a giocare, che non andasse sotto, che dopo un gol ne facesse un altro anziché farsi acchiappare, che la mettesse giù facile come richiederebbe il valore di una rosa indiscutibilmente più ricca e completa rispetto alla concorrenza. Tutto fatto: avvio deciso, vantaggio, raddoppio, controllo del gioco. Ma...
Torrente aveva accontentato i detrattori del 4-3-3 avanzando Palermo sulla linea dei trequartisti (4-2-3-1) e la mossa dava i suoi effetti tanto sullo scacchiere quanto nell'animo dei suoi, incoraggiati proprio dalla vena trascinante del “dieci”. Un bel primo tempo, più vero rispetto all'esibizione inerme di Pavia: più ritmo, occasioni create, chiuse, sbagliate, alcune anche concesse, perché i due mediani, soprattutto se uno dei due non ha la gamba lesta di Martina Rini, faticano a coprire tutto il fronte.
E quando è partita vera è normale che la squadra più forte sia avanti di due gol al 45'. E – a dirla tutta – è normale anche che nel secondo tempo, dopo qualche tentativo sfumato per mancanza di precisione o convinzione nell'ultimo passaggio, la squadra in doppio vantaggio giochi a placare le acque, senza peraltro faticare a tenere a bada un avversario senza forza d'urto, senza spunti tecnici e persino senza convinzione («rischiavamo di prendere il terzo, quindi sono passato dalla difesa a tre a quella a quattro», spiega Remondina, che in quel momento era sotto 2-0!).
E qui va aperta una parentesi imbevuta di realismo: il livello di questo campionato è straordinariamente mediocre, ci sono rose assemblate senza ambizioni, sicure del posto fisso nella prossima “C unica”, che oltre ad un livello tecnico francamente poco competitivo, non esibiscono nemmeno il fuoco sacro delle pericolanti. Tanti calciatori futuri di buona volontà che contro la Cremonese scendono in campo senza pensieri, con giusto l'obiettivo di una figura dignitosa di fronte ad avversari collezionati sulle figu fino all'altro ieri. Tanto basta.
E allora perché, subìto il primo gol (vogliamo concederlo? Concediamolo pure un errore, punito dal bomberino di turno che infila all'incrocio una palla che nemmeno vede arrivare), quel pallone non è “sparito” agli avversari? Perché un attimo dopo la Cremonese, una delle poche formazioni del campionato con età media professionistica, lascia palla e spazio a un giovane inesperto che – manco a dirlo – imbrocca il tiro della vita senza nemmeno bisogno di far valere l'esuberanza dei begli anni?
A quel punto che sia 4-3-3 o 5-5-5 non fa differenza. Zero. E che sia questione di uomini, poi... chiedete a Remondina o a Pala o all'allenatore di qualunque altra squadra del campionato, se mettere in campo Caridi in questa Lega Pro possa mai essere considerata una scelta azzardata, rischiosa, sbagliata...
A quel punto è solo questione di mantenersi in linea con se stessi. Di fare – ebbene sì – il tanto vituperato compitino. Niente di più di quello che ogni giocatore sa, può e deve fare. Senza la responsabilità (a quel punto, con una partita già vinta che non dovrebbe nemmeno venire in mente di poter scialacquare) di migliorarsi, di fare la differenza, di strappare un applauso. Si tratta semplicemente di finire ciò che si è cominciato, di portare a termine un compito elementare, perché i tre punti erano davvero il minimo per quello a cui si è assistito in campo domenica.
Così invece tutta l'analisi si accartoccia in due minuti e il resto si appanna, crolla, diventa illusorio, inutile. Sono quei due minuti (su 95) in cui anche lo sparring partner del giovedì troverebbe un barlume minimo di inerzia positiva, ma che di solito una squadra matura controlla, contiene. Per la Cremo invece i 2 minuti “degli altri” hanno un peso specifico sproporzionato.
Ora arrivano i confronti con le big del campionato (si comincia venerdì sera a Vicenza), squadre di pari livello. Nessun dubbio che la Cremonese possa giocarsela e possa persino vincere. A Torrente però, in questi pochi giorni (ma chissà, potrebbe bastare una parola o un silenzio, questione di attimi, come in campo) il compito immane di riprendersi la squadra, scaricarla da pressioni autoinflitte, trovare il sottile ma vitale equilibrio tra spensieratezza e concentrazione. Da questo – lo sa – dipenderanno i risultati e dunque i giudizi sul suo lavoro: fare in modo che ciascuno dei suoi giocatori renda per quello che può. Non di più, ma soprattutto non di menoper
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