Il primo ad apprezzarne la bellezza fu lo stesso Vasari, ma il grande affresco della Moltiplicazione dei pani e dei pesci dipinto sulla parete dell’ex refettorio del Convento di San Pietro al Po è sempre stato oggetto di meraviglia e di lodi anche da gran parte degli studiosi d’arte moderni. L’affresco misura 630 centimetri per 970 e contiene ben 226 personaggi distribuiti con grande abilità all’interno della composizione.
Non è datato, ma Giovanni Battista Zaist nel 1774 ricordava che sul dipinto vi era scritta la data del 1552, mentre secondo Antonio Maria Panni questa data era stata incisa sulla colonna vicino alla figura dello “storpio”, cioè alla sinistra della scena.
In realtà non è mai stata trovata traccia di questa iscrizione, anche se non vi è motivo di dubitare dell’attendibilità delle due fonti. Il contratto stipulato fra l’abate Colombino Ripari, rettore del monastero, e Bernardino Gatti (detto il Sojaro) il 14 settembre 1549, prevedeva che il lavoro fosse finito nell’estate del 1551. Nonostante il ritardo nella consegna il committente dovette essere soddisfatto del risultato, visto che il 15 febbraio 1555 commissionò sempre a Bernardino la pala dell’altare maggiore della chiesa del monastero.
Celebrata nella letteratura artistica cremonese soprattutto per la grandiosità dell’impianto, per la ricercatezza delle pose dei personaggi “quasi innumerabili”, oltre che per l’abilità ritrattistica lodata da Annibal Caro e che ha portato Venturi a definire l’autore un “lombardo…con gusto quasi fiammingo”, l’opera fu realizzata nello stesso periodo in cui le fonti collocano l’alunnato presso la sua bottega delle figlie di Amilcare Anguissola, Sofonisba e Elena, già cresciute all’ombra delle esperienze maturate presso Bernardino Campi.
La capacità di ritrarre “dal naturale”, dimostrata in seguito specialmente da Sofonisba, ha indotto alcuni studiosi a ipotizzare una partecipazione della pittrice all’impresa di S. Pietro al Po, tramite “schizzi di figure e soprattutto di disegni di volti ritratti dal vero”, ravvisabile in quella “sorprendente caratterizzazione dei volti, del tutto nuovi ed estranei…al linguaggio figurativo del Gatti” (Bora in Sofonisba Anguissola e le sue sorelle,1994, pagina 85). La scena dell’affresco è...
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