Entro il 31 marzo le imprese dovranno assicurarsi contro gli eventi catastrofali. Una corsa contro il tempo, soprattutto per le circa 9.000 attività del commercio, del turismo e dei servizi che esercitano in un locale in affitto. Le norme non prevedono sanzioni se non ci si adegua all’obbligo. Se non lo si fa, però, si perde ogni merito creditizio: le banche sostanzialmente non finanziano, non si può partecipare ai bandi e, in caso di catastrofi, non si avrà alcun contributo. Di fatto per le imprese sarebbe un suicidio non assicurarsi. Non solo: gli amministratori, in caso di mancato rispetto dell’obbligo, rischiano l’azione di responsabilità per i danni subiti in occasione dell’evento o per il mancato accesso a contributi pubblici. Restano solo 11 giorni per adeguarsi: troppo poco considerato l’iter necessario. Una delle particolarità di questo provvedimento è infatti che le imprese, che siano proprietarie o locatarie nel locale in cui operano, sono direttamente tenute ad assicurare l’immobile, garantendone il valore di ricostruzione. Nel cremonese parliamo di quasi 9.000 soggetti in locazione che devono appurare con il proprietario le caratteristiche costruttive dell’immobile e verificare se la proprietà ha già in essere coperture assicurative. In ogni caso, cadendo l’onere della corretta copertura assicurativa sul conduttore dell’immobile (trasferendo, però, i benefici sul proprietario) con i relativi oneri e costi, occorrerebbe quantomeno lasciare il tempo necessario per ridefinire i contratti in essere. Anche in considerazione dell’impegno assunto dalle imprese: stimiamo – prudenzialmente – sui 700 miloiomni il costo di ricostruzione totale dei locali commerciali considerati, per una spesa in copertura assicurativa di circa 2,5 milioni di euro l’anno.
Come dicevamo, una corsa contro il tempo ma, soprattutto, una corsa al buio che rischia di non portare al traguardo. Il decreto interministeriale che avrebbe dovuto fornire indicazioni operative essenziali è stato approvato solo il 27 febbraio, ma nella pratica ha chiarito poco, e oltretutto lo ha fatto ad appena un mese dalla scadenza ultima. Le imprese devono avere la possibilità di essere adeguatamente formate e informate, in modo da fare scelte consapevoli, valutando, in tempi ragionevoli e sostenibili, le offerte sul mercato di polizze conformi e i relativi costi, anche nel rispetto del principio mutualistico e della corretta gestione aziendale. Ciò tenendo anche conto del fatto che le imprese assicuratrici hanno tempo fino al 28 marzo - termine sostanzialmente coincidente con l’entrata in vigore dell’obbligo di stipula - per adeguare alle previsioni di legge i testi delle polizze da proporre e che, inoltre, ad oggi non è attivo il portale IVASS per la comparabilità delle offerte dei contratti assicurativi.
«Un impianto di tutele assicurative su così larga scala è un investimento importante - dichiara la presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale sede territoriale di Cremona Gaia Fortunati -: rendiamolo anche equo e sostenibile. Ad esempio sulle polizze assicurative contro il rischio delle catastrofi naturali grava una tassazione del 22,5%: abbassiamo l’imposta al 2,5% come per le polizze infortuni, oppure destiniamola a un fondo per mettere in sicurezza immobili e territorio. In parallelo all’obbligo assicurativo va avviato un piano per la messa in sicurezza che a oggi manca. Si tratta, dunque, di una contingenza caotica. Tutte le associazioni di imprese chiedono a gran voce più tempo trovando però, inspiegabilmente, un Governo fino ad ora silente».
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