Sono finiti i tempi in cui si pensava che piccolo fosse anche bello e, quindi, si tendeva alla realizzazione di questo concetto andando a vivere in luoghi poco affollati, in realtà urbane di piccola dimensione, in centri abitati a “dimensione d’uomo”, dove la vita relazionale tra conterranei era particolarmente praticata.
Il secolo scorso si è caratterizzato, dal punto di vista dei movimenti migratori della popolazione, nella scelta da parte dei cittadini nell’andare a risiedere in piccoli comuni, maggiormente vocati alle dimensioni umane, vale a dire in situazioni idonee a permettere agli individui di continuare a essere persone con tutte le loro caratteristiche di soggetti e non di oggetti, con i propri desideri e i propri bisogni umani; non numeri, entità spersonalizzate, solo ingranaggi del mondo produttivo.
Di tutto questo Cremona e i comuni della provincia ne avevano beneficiato, proprio perché, essendo piccoli, in essi gli abitanti possono approfondire le dinamiche personali e coltivare aspetti e interessi soggettivi e mantenere una personalità altamente espressiva. Insomma, la priorità nella scelta del territorio dove andare a vivere era quella di individuare comuni come quelli della provincia di Cremona dove ci si sente ben accolti in quanto si è considerati come persone.
In questo primo quarto di ventunesimo secolo, invece, le priorità di scelta dei luoghi dove andare ad abitare sono cambiate, visto che in molti dei comuni del cremonese la popolazione è diminuita. Come si è ridotta anche in altre realtà italiane abitative simili e anche esse caratterizzate da territori a scarsa densità abitativa e alta capacità di buona accoglienza...
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