di reinserimento»
parole e opere dal Carcere di Cremona
E' pluridecennale la presenza della Diocesi di Cremona nella Casa circondariale di Ca’ del Ferro. Presenza che si concretizza «intanto con il servizio di due cappellani, don Roberto Musa e don Graziano Ghisolfi mentre da più di vent’anni la Caritas diocesana in modo autonomo e indipendentemente dalle altre attività in atto - spiega don Pier Codazzi, direttore della Caritas Cremonese e presidente della Coop. Servizi per l’Accoglienza - affianca ai cappellani, un operatore. Diciamo che la Caritas avrebbe un ruolo di coordinamento delle realtà di volontariato che fanno riferimento al mondo ecclesiale, ruolo non sempre scontato. In tutti questi anni l’operatore Caritas, insieme ai cappellani, è intervenuto per rispondere ai bisogni primari delle persone più in difficoltà, detenuti che fuori dal carcere non hanno una rete parentale o amicale cui fare riferimento: un intervento assistenziale che presuppone anche piccole quote di sovvenzione per offrire loro il minimo necessario vitale, spesso manca anche quello».
Organizzate raccolte fondi?
«Abbiamo avuto un ottimo riscontro, anche inaspettato, in occasione della raccolta fondi per la Quaresima 2024. Semplici segni di attenzione: era stato proposto, per esempio, un kit minimo composto da un paio di scarpe, una tuta, una felpa e l’intimo per una persona; alla fine siamo riusciti a raccogliere quote direi importanti. Inoltre, per Pasqua e grazie all’impegno delle parrocchie, siamo riusciti a consegnare più di 500 colombe, una per ogni detenuto, un altro segno di attenzione».
Ma, tiene a sottolineare don Codazzi, «oltre a cercare di soddisfare i bisogni primari dei detenuti, nel corso degli anni come Caritas ci siamo impegnati a sviluppare ulteriori specifici progetti. In questi mesi, per esempio, stiamo dando particolare attenzione al tema della giustizia riparativa e dell’esecuzione penale esterna: nel mese di marzo, per esempio, abbiamo firmato con la direttrice del carcere, Rossella Padula, ...
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