La legge sull’autonomia differenziata, che va di fatto ad attuare la riforma della Costituzione del 2001, cambierà le cose per i piccoli comuni. Ma in che modo? Saranno cambiamenti positivi o conterranno rischi? E quali, eventualmente? Ne abbiamo parlato con Michel Marchi, vicepresidente del Dipartimento Piccoli comuni di Anci e sindaco di Gerre de’ Caprioli. «Gli enti, soprattutto quelli territoriali, lavorano sul principio di sussidiarietà che cita: “Se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l’azione”. Questa idea di amministrazione è stata spesso poco considerata anche se, soprattutto nei confronti dei cittadini, a mio avviso è molto efficace. Valorizzare gli enti periferici a mio avviso rafforza anche lo Stato centrale».
Si tratta dunque di un contesto nel quale «l’autonomia differenziata potrebbe, in una regione come la nostra, agevolare questi processi». In che modo? «Faccio un esempio», evidenzia ancora Marchi. «Le modalità di rendicontazione dei bandi o dei finanziamenti regionali sono molto più semplici ed immediate rispetto a quelle nazionali – spiega Marchi –. Il problema quindi non è la funzionalità del principio di autonomia ma l’idea di Paese che si intende perseguire. È ovviamente una scelta politica nella quale non mi addentro ma è evidente che il rischio di un Paese a diverse velocità è molto concreto, come è chiaro che Cremona sarebbe in un contesto ad alta velocità… Bisogna considerare che alcune funzioni che arriverebbero alle regioni (...).
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