Siamo a un bivio: a dirlo, con parole particolarmente dirette e argomentazioni difficilmente non condivisibili, è il presidente nazionale di Federchimica e numero uno di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, in una lunga intevista che apre il dorso economico di questa settimana. Una riflessione a tutto campo sul recente passato, sul presente, ma soprattutto sul futuro del Vecchio Continente. La posta in gioco è altissima e - sottolinea Buzzella - fra i gravi errori da non ripetere vi è una gestione della transizione verde «ideologica e completamente scollegata dalla realta» «imposta» dalla Commissione uscente ai Paesi membri. Una bocciatura senza appello, quella di Buzzella, non certo per l’obiettivo di arrivare a un modello di sviluppo più sostenibile, condiviso da (quasi) tutti nel mondo, ma dai tempi e dalle soluzioni da adottare (e adottate) per raggiungere il traguardo. L’Europa, infatti, deve decidere se intenda continuare a essere un protagonista economico sulla scena mondiale, oppure trasformarsi in una magnifica prateria, un ricchissimo mercato dove altri possano “pascolare” a piacimento. Proprio ieri, giovedì 7 dicembre, a Pechino, si è aperto il vertice tra Ue e Cina: all’ordine del giorno i rapporti commerciali fra il gigante asiatico e il Vecchio Continente, oggi completamente sbilanciati in favore del primo che vanta un surplus commerciale vicino ai 400 miliardi. Sempre in queste ore, l’Italia ha formalizzato a Pechino l’uscita della cosiddetta Via della Seta, memorandum firmato nel 2019 che non aveva prodotto alcun risultato economico. Nel mentre, l’Europa è chiamata a decidere il proprio futuro dotandosi di un “nuovo” patto di stabilità in grado di affrontare le sfide globali che l’attendono. I distinguo, come sempre, non mancano, ma la capacità di trovare una sintesi rappresenta l’unico modo per evitare di «essere asfaltati». Parola di Francesco Buzzella.
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