Il progetto Generazione Pari, promosso dai Comitati pari opportunità degli Ordini forensi d’Italia, verrà presentato questo venerdì al liceo Artistico dagli avvocati Pia Gerevini e Stella Abbamonte. Il tema del dibattito, Violenza e femminicidio, sarà in linea con la giornata internazionale di sabato. Gli incontri promossi dai Comitati si stanno svolgendo nelle scuole di tutta Italia e sono improntati ad un dialogo diretto con gli studenti. Il progetto si propone di offrire gli strumenti di conoscenza e supporto al fine di intervenire in una logica di prevenzione primaria per il contrasto contro ogni forma di violenza.
L’avvocato Stella Abbamonte ha già collaborato con l’istituto Stradivari. Nel passato anno scolastico, l’associazione I care, we care della quale è stata una delle promotrici, ha accompagnato l’allora Quarta C dell’Artistico in un percorso di conoscenza sulla violenza di genere.
«Per tanti anni mi sono occupata di Immigrazione e di tutti i problemi ad essa collegati – racconta - è un campo che mi è molto caro. Anche se molto complesso, se pensiamo alle ragazze vittime della tratta. Ho poi fatto dei corsi di specializzazione sul tema, uno a Milano, l’altro organizzato dal Consiglio d’Europa. Con alcune colleghe abbiamo deciso di fondare questa associazione “I care, we care” (era il 2021). Avevamo tutte esperienza nel campo della violenza, con minori e donne come vittime, alcune in campo penale, altre in campo civile. Dieci donne e un uomo (poverino.., ma è il nostro punto di forza). Ci siamo chiesti quale potesse essere il ruolo della nostra associazione e abbiamo subito condiviso il concetto che la violenza è un problema di tipo culturale e che dovessimo, dunque, partire dalla scuola». «Il nostro punto di forza – continua l’avvocato - è che siamo sparse in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia, per cui abbiamo organizzato i primi incontri in città diverse. Non ci siamo occupate solo di violenza di genere, ma anche di bullismo, omofobia, di reati legati all’uso dei social. Come organizzazione ci siamo costituiti come parte civile in alcuni processi con donne vittime di violenza. Ci ha spinto l’esempio della nostra presidente onoraria, Lidia D’Amato, la prima legale ad aver ottenuto dal tribunale un risarcimento per i figli di una vittima di violenza. Il caso è quello di Marianna Manduca, su cui la Rai ha prodotto una fiction nel 2009. Lei aveva detto: quest’uomo mi ucciderà in questo modo: è rimasta inascoltata ed è stata uccisa proprio come aveva detto. Oltre alle costituzioni di parte civile, collaboriamo con l’Università di Pavia, con l’Osservatorio contro la violenza dell’Università di Milano e abbiamo la grande fortuna di essere sostenute, nelle nostre iniziative, da Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano e voce più autorevole nel contrasto alla violenza di genere. Difatti, quando succede qualcosa, i mass media sentono sempre lui…».
Su questo argomento, gli studenti sembrano molto interessati…
«Sì, a Cremona in particolare. Trovo molto interessante quello che ci trasmettono i ragazzi durante gli incontri. Come nell’ultimo, al liceo Vida».
I corsi di affettività promessi oggi per la scuola, avranno un’importante funzione o rischiano di essere uno spot?
«Noi crediamo che la violenza abbia radici culturali per cui dobbiamo sicuramente agire nelle scuole, a partire dalle elementari. Ma dobbiamo portarvi persone preparate, competenti, che siano di aiuto nel confronto con i ragazzi che, come abbiamo sperimentato, sui recenti casi di violenza sono molto documentati. Resta importante, a livello di scuole superiori, che non si crei una contrapposizione tra ragazzi e ragazzi. I primi, in questo momento, sono in modalità difesa (“non siamo tutti così”) mentre le ragazze si lanciano in accuse. Non è questa la strategia giusta: non mi stanco di ripeterlo agli studenti. Occorre una collaborazione tra ragazzi e ragazze, un’alleanza per superare questo problema che non è solo
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