Giovanni Corioni, notaio e presidente dell’Ordine di Cremona, parla di come è cambiato il lavoro del notaio in questi anni e che prospettive ci sono per il futuro. Partendo dalla propria esperienza personale, Corioni - bresciano di origine che si è poi fermato a Cremona dopo essersi insediato in città vinta come prima sede una volta abilitato alla professione - analizza l’evoluzione della professione.
Quando e perché ha scelto di intraprendere questa strada?
«Devo dire che non sono una persona che sin da piccolo avrebbe voluto fare il notaio e mi sono anche iscritto tardi a Giurisprudenza, facoltà che ho frequentato all’Università degli Studi di Milano e in cui mi sono laureato nel 1996. Nell’ultimo anno ho iniziato a guardarmi intorno, valutando anche la libera professione, ma quella dell’avvocato non mi sembrava essere la mia natura. Così ho provato a intraprendere il percorso del notariato. Ho conosciuto per ragioni di famiglia un notaio che si era detto disponibile a farmi fare la pratica, così ho iniziato a percorrere questa strada. Anche se, come detto, all’inizio ero aperto anche ad altre possibilità, essendo un percorso difficile e senza avere la certezza di passare. Nel percorso di preparazione all’esame di Stato che ho seguito, il confronto con le persone che si preparavano con me mi ha ha fatto passare dallo studio mnemonico del periodo universitario ad uno molto più ragionato: è stato quel passaggio che mi è servito per superare l’esame, altrimenti non ce l’avrai fatta»...
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